Introduzione: il quadro nazionale e regionale
A due giorni dalla pubblicazione della VIII Indagine sulle mense scolastiche presentata da Cittadinanzattiva, la realtà che emerge è particolarmente difficile per la Sicilia. L’inchiesta, pubblicata il 13 maggio 2025, mette in luce come la regione sia all’ultimo posto in Italia per numero di scuole dotate di mensa scolastica: solo il 13,7% degli istituti siciliani offre questo servizio. Una statistica che preoccupa non soltanto educatori e amministratori, ma anche e soprattutto le famiglie, che si ritrovano a fare i conti con una spesa mensile media di 85 euro.
Il tema coinvolge direttamente la qualità della vita dei bambini e l’organizzazione familiare, e riflette un divario ancora forte tra diverse aree del Paese.
L’offerta della mensa scolastica in Sicilia: dati allarmanti a confronto
Il dato più eclatante che emerge dall’indagine è la bassissima percentuale di scuole in Sicilia che dispongono di una mensa: solo il 13,7%. A livello nazionale, la media si attesta intorno al 49,6%, quasi quattro volte superiore rispetto alla Sicilia. Questa disparità risulta evidente guardando al resto d’Italia: le regioni del nord, ad esempio, arrivano a percentuali vicine all’80% delle scuole coperte da mensa scolastica.
L’assenza del servizio mensa, di fatto, penalizza migliaia di bambini e famiglie. Secondo le statistiche mense scolastiche 2025, la Sicilia è, infatti, la regione maglia nera, seguita solamente dalla Calabria e dalla Campania, anche se in queste regioni le percentuali rimangono comunque superiori al dato siciliano.
I fattori che influenzano la presenza di mense sono molteplici:
* Carenza di risorse economiche e strutturali * Difficoltà nell’organizzazione logistica del servizio * Scarso investimento pubblico nei servizi scolastici
Le conseguenze ricadono sull’intera comunità educativa, escludendo di fatto una parte significativa della popolazione scolastica da un importante diritto all’uguaglianza alimentare e sociale.
Spesa mensile e costi per le famiglie siciliane
Nonostante la scarsa offerta sul territorio, la spesa mensa scolastica per le famiglie siciliane risulta tutt’altro che trascurabile. L’indagine riporta infatti che la media mensile per famiglia si aggira su 85 euro, una cifra accessibile solo in apparenza, considerati i livelli di reddito medi della regione e il numero ridotto di istituti che permettono questa opzione.
La mensa scolastica si conferma una voce di spesa rilevante nella gestione del bilancio famigliare, in particolare per chi ha più figli in età scolare. Se rapportato ai giorni di scuola e ai costi dei pasti fuori casa, il servizio dovrebbe rappresentare un risparmio, ma in assenza di una copertura diffusa e di sistemi di tariffazione agevolata, spesso finisce con il diventare un onere significativo.
È interessante osservare alcune statistiche fornite dall’indagine:
* Spesa media mensile: 85 euro a famiglia * Costo medio per pasto: 4,25 euro per la scuola dell’infanzia, 4,30 euro per la scuola primaria * Percentuale di scuole con mensa: 13,7% (in Sicilia)
Questi numeri delineano una situazione in cui il servizio, sebbene presente solo in pochi istituti, ha comunque un impatto consistente negli equilibri economici familiari.
Analisi dei prezzi tra infanzia e primaria: focus sui pasti
L’indagine indagine mense scolastiche Cittadinanzattiva ci offre anche un interessante spaccato sul costo dei pasti: in Sicilia il costo medio per un pasto è di 4,25 euro per la scuola dell’infanzia e di 4,30 euro per la scuola primaria. Un dato che permette di valutare la sostenibilità del servizio rispetto alle varie fasce d’età.
Nel dettaglio:
* Scuola dell’infanzia: costo medio di 4,25 euro per ogni pasto * Scuola primaria: costo medio di 4,30 euro per ogni pasto
La differenza è minima, ma il dato che colpisce è la vicinanza ai costi applicati nelle regioni con maggiore offerta, a fronte però di una copertura nettamente inferiore.
Che cosa comprende il costo? Il prezzo del pasto spesso include, oltre al cibo, il servizio di somministrazione e la gestione degli spazi adibiti a mensa, ma la qualità e la varietà del menù possono variare sensibilmente da scuola a scuola. L’indagine segnala anche l’esigenza di una maggiore trasparenza sulle modalità di gestione e sui criteri di determinazione delle tariffe.
Aspetto nutrizionale: la qualità della dieta offerta è cruciale per garantire una crescita equilibrata ai bambini. Gli esperti sottolineano che dove la mensa è presente e ben organizzata, il livello qualitativo dei pasti può contribuire alla prevenzione dell’obesità infantile e a una migliore educazione alimentare.
Il confronto con altre regioni: il caso dell’Emilia Romagna
Se la Sicilia è fanalino di coda per offerta mensa, dall’altra parte della graduatoria si colloca l’Emilia Romagna. Secondo l’indagine, la regione del nord Italia si distingue non solo per la qualità, ma anche per l’elevato costo mensile: 108 euro a famiglia.
I dati più significativi della comparazione:
* Emilia Romagna: costo medio mensile di 108 euro * Sicilia: costo medio mensile di 85 euro
La differenza di 23 euro a favore dei siciliani potrebbe sembrare vantaggiosa, ma va rapportata alla diffusione e alla qualità del servizio: la copertura delle mense in Emilia Romagna si avvicina al 100% delle scuole, offrendo menù spesso più ricchi e servizi integrativi.
Il costo più alto deriva da:
* Maggior investimento nella qualità degli alimenti * Presenza di servizi aggiuntivi (diete speciali, attenzione all’origine dei prodotti, operatori specializzati) * Un’organizzazione capillare e strutture più moderne
Conclusione del confronto: in Emilia Romagna la mensa è un diritto quasi universale, in Sicilia resta un’opzione riservata a pochi, nonostante una minore incidenza di spesa.
L’impatto sui bambini e sulle famiglie
L’indisponibilità del servizio mensa in Sicilia genera una serie di effetti collaterali, sia a livello scolastico che familiare. L’indagine sottolinea come questa situazione comporti un maggiore peso sulle famiglie, costrette a organizzare in modo autonomo il pranzo dei figli oppure a rinunciare, in alcuni casi, al tempo pieno.
Le principali conseguenze sono:
* Maggiori difficoltà nell’organizzazione quotidiana, specie per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano * Ridotta partecipazione al tempo pieno * Minore accesso a una dieta equilibrata e varia * Implicazioni sulla socialità e sull’inclusione dei bambini
Inoltre, le scuole che dispongono della mensa spesso fungono anche da centri di aggregazione e promozione di stili di vita corretti. Senza questo servizio, molti bambini perdono opportunità fondamentali per la loro crescita.
Le cause del divario tra Nord e Sud nell’offerta mensa
Uno degli spunti più rilevanti dell’indagine di Cittadinanzattiva riguarda il perché di questa grande disparità territoriale. Il gap tra Nord e Sud nell’offerta mensa scolastica scuole deriva da:
* Diversità nei finanziamenti pubblici destinati alle infrastrutture scolastiche * Maggiore presenza di edifici scolastici datati e inadatti a ospitare mense * Priorità della spesa pubblica: nelle regioni meridionali spesso altre urgenze assorbono i fondi * Minore efficacia nell’utilizzo delle risorse europee per adeguamento e ammodernamento delle strutture
Cittadinanzattiva sottolinea come sia necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni locali e centrali per recuperare questo gap e assicurare una mensa scolastica accessibile e di qualità ovunque.
Le proposte di Cittadinanzattiva e le prospettive per il futuro
All’interno dell’indagine, l’associazione Cittadinanzattiva fornisce anche alcune proposte concrete, utili sia sul breve che sul lungo periodo:
1. Incremento dei fondi statali e regionali per la realizzazione e il potenziamento delle mense scolastiche, con particolare attenzione alle aree in cui la copertura è insufficiente. 2. Introduzione di criteri di tariffazione equa e proporzionata al reddito, per facilitare l’accesso anche alle famiglie meno abbienti. 3. Promozione di campagne di educazione alimentare, direttamente collegate all’esperienza della mensa. 4. Incentivazione di progetti di filiera corta, per valorizzare i prodotti locali e ridurre i costi di approvvigionamento. 5. Monitoraggio costante della qualità e dell’accessibilità del servizio, tramite strumenti di partecipazione delle famiglie.
La prospettiva a medio termine vede la necessità di investire su nuove infrastrutture o sull’adeguamento di quelle esistenti, nonché su una formazione specifica per il personale. Solo così sarà possibile colmare il divario e garantire ai bambini siciliani gli stessi diritti dei coetanei del resto d’Italia.
Sintesi e conclusioni: una sfida per la scuola siciliana
In conclusione, i dati dell’VIII Indagine Cittadinanzattiva forniscono una fotografia nitida quanto impietosa della situazione mense scolastiche in Sicilia e del numero di scuole con mensa in Sicilia. Il servizio resta accessibile solo a una minoranza di studenti, mentre la maggioranza delle famiglie continua a farsi carico autonomamente del pranzo dei propri figli.
Punti chiave del problema:
* Solo il 13,7% delle scuole siciliane ha una mensa, contro la media nazionale del 49,6% * La spesa media mensile è di 85 euro, con costi per pasto molto simili ad altre regioni * Il costo maggiore è registrato in Emilia Romagna (108 euro mensili), ma qui la copertura è quasi universale e la qualità più alta * Le famiglie senza servizio mensa affrontano maggiori difficoltà organizzative e rischiano di vedere compromessi i percorsi educativi dei figli
Per il futuro: È fondamentale che le istituzioni, la scuola e le realtà associative lavorino insieme per aumentare i fondi, migliorare le infrastrutture e rivedere i criteri di accesso. Solo un impegno autentico, che coinvolga tutti gli attori del sistema educativo, potrà garantire anche ai bambini siciliani una mensa scolastica sicura, nutriente e accessibile a tutti.