Declino dell'intelligenza tra i giovani: in calo lettura, vocabolario e QI nelle scuole italiane
Indice
1. Introduzione: una generazione meno intelligente? 2. Mezzo secolo di calo del quoziente intellettivo 3. Il legame tra lettura e intelligenza 4. L’impatto dei videogiochi sulla formazione cognitiva 5. Il vocabolario in via d’estinzione: impoverimento lessicale tra gli studenti 6. Ignoranza grammaticale: il ruolo della scuola e della famiglia 7. Declino del linguaggio nelle scuole: dati e riflessioni 8. Cause strutturali e culturali del declino 9. Confronto internazionale: è solo un problema italiano? 10. Strategie per invertire la rotta 11. La responsabilità dell’educazione e della società 12. Sintesi e prospettive future
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Introduzione: una generazione meno intelligente?
Negli ultimi decenni, diversi studi hanno evidenziato come il quoziente intellettivo, o QI, delle nuove generazioni sia in costante declino.
Non si tratta solo di un allarme lanciato dagli adulti nostalgici: dati statistici e ricerche autorevoli – tra cui quelle pubblicate su riviste internazionali di psicologia ed educazione – confermano una progressiva diminuzione del QI tra i giovani. Questo fenomeno si accompagna a una riduzione della lettura tra i giovani e a un tangibile impoverimento del vocabolario degli studenti, fino ad arrivare a casi di vera e propria ignoranza grammaticale nelle scuole.
Le cause sono molteplici e complesse, ma convergono su alcuni punti fermi: meno libri, più videogiochi, meno conversazione e scarsa attenzione all’uso corretto della lingua. In questo articolo analizzeremo i dati, le cause, e soprattutto le possibili soluzioni per arrestare questa decrescita preoccupante dell’intelligenza tra i giovani italiani.
Mezzo secolo di calo del quoziente intellettivo
L’idea che il QI sia un dato immutabile è ormai superata. Dal secondo dopoguerra in poi, il cosiddetto "Effetto Flynn" aveva descritto una crescita costante del QI in molti paesi occidentali.
Ma dagli anni Settanta, soprattutto in Europa, diversi studi hanno invece evidenziato una decrescita del quoziente intellettivo.
Un’indagine pubblicata nel 2023 da un consorzio europeo di psicologi ha mostrato che il QI medio degli adolescenti in Italia è sceso di 6 punti negli ultimi 25 anni. Questo calo si traduce in una perdita di competitività, di capacità critica, e di adattamento ai nuovi scenari lavorativi e tecnologici.
Il fenomeno non riguarda solo il nostro paese: in Norvegia, Danimarca, Finlandia e altri paesi sviluppati, si riscontrano segnali analoghi, a testimonianza di una diminuzione del QI nei giovani occidentali.
Il legame tra lettura e intelligenza
Una delle correlazioni più evidenti, secondo numerose ricerche, riguarda la relazione tra lettura e QI.
Leggere non solo arricchisce il lessico, ma sviluppa capacità cognitive complesse: comprensione del testo, analisi critica, formulazione di ipotesi, empatia. La riduzione dell’abitudine alla lettura determina un calo delle capacità intellettive, come confermano anche le statistiche OCSE e ISTAT.
Un dato emblematico riportato dall’ISTAT nel 2024 mostra che solo il 35% dei ragazzi tra 11 e 19 anni legge almeno un libro all’anno, escludendo quelli scolastici. Nel 1980 la percentuale era superiore al 60%. Questa diminuzione della lettura nei giovani si riflette automaticamente sull’intero sistema educativo e sulla formazione culturale generale.
La lettura favorisce inoltre la memoria, la concentrazione, e migliora la qualità del pensiero astratto. Molti esperti sottolineano che, senza un costante esercizio di queste abilità, l’intelligenza si atrofizza e il declino linguistico nelle scuole diventa inevitabile.
L’impatto dei videogiochi sulla formazione cognitiva
Alcuni studiosi attribuiscono parte della responsabilità al crescente utilizzo dei videogiochi nei giovani.
Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di constatare una sostituzione: molte ore prima dedicate alla lettura sono ora assorbite da videogame, social network e contenuti digitali di consumo rapido.
Se usati con moderazione, alcuni videogiochi possono offrire stimoli cognitivi, migliorando riflessi, coordinazione e problem solving. Tuttavia, diversi studi indicano che un abuso dei videogame, specialmente quelli di tipo ripetitivo o "passivo", conduce a una riduzione delle capacità linguistiche e del QI nei giovani.
Un’indagine del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) pubblicata nel 2023 ha mostrato che i ragazzi che dedicano più di tre ore al giorno ai videogiochi riportano risultati scolastici inferiori rispetto ai loro coetanei meno esposti, sia in termini di comprensione del testo che di competenze logico-matematiche. Questo dato evidenzia l’importanza dell’influenza dei videogiochi sull’intelligenza e sulla formazione complessiva degli studenti.
Il vocabolario in via d’estinzione: impoverimento lessicale tra gli studenti
L’impoverimento del lessico emerge come uno degli aspetti più gravi della crisi educativa contemporanea.
Gli insegnanti osservano da anni una progressiva riduzione del vocabolario attivo tra gli studenti delle scuole medie e superiori: sempre più spesso si tende a utilizzare termini generici, mentre parole ricercate, sinonimi, e modi di dire espressivi vengono abbandonati.
Secondo una ricerca della Fondazione Agnelli, oggi un ragazzo di 15 anni utilizza quotidianamente circa 700 parole diverse, contro le oltre 1.100 dei coetanei degli anni Novanta. Questo fenomeno rappresenta a tutti gli effetti un impoverimento del vocabolario degli studenti e ha ripercussioni importanti sulla capacità di esprimere pensieri complessi, sostenere argomentazioni e imparare nuove discipline.
Uno dei motivi principali del fenomeno è la mancanza di lettura e dialogo argomentato nelle famiglie, ma anche la riduzione delle ore di italiano nei piani scolastici e la sovraesposizione a contenuti brevi e semplici, tipici dei social media.
Conseguenze dell’impoverimento lessicale
* Ridotta capacità di comprensione dei testi * Difficoltà nello scrivere temi articolati * Maggior rischio di dispersione scolastica * Inadeguatezza nell'affrontare prove di ammissione universitaria
Ignoranza grammaticale: il ruolo della scuola e della famiglia
Parallelamente al lessico, anche la competenza grammaticale dei giovani è in calo.
Molti studenti faticano a distinguere tra principali tempi verbali, hanno difficoltà a usare il congiuntivo e spesso commettono errori basilari nella sintassi. In alcune indagini, il 40% degli studenti del biennio delle superiori non sa riconoscere la differenza tra congiuntivo e indicativo.
La scuola svolge naturalmente un ruolo chiave, ma la crisi attraversa anche il tessuto familiare: sempre meno genitori si dedicano alla lettura condivisa o alla conversazione su temi complessi, preferendo contenuti multimediali di consumo rapido. Anche la cultura dell’autocorrezione – un tempo indispensabile per non venire penalizzati nelle valutazioni orali e scritte – è in via di estinzione.
Declino del linguaggio nelle scuole: dati e riflessioni
Gli effetti della crisi linguistica sono visibili e allarmanti. Nel rapporto ministeriale 2023 su statistiche QI in Italia e competenze linguistiche si legge che:
* Il 47% degli studenti di terza media non raggiunge il livello sufficiente nelle prove INVALSI di italiano. * Solo il 29% degli studenti al termine del triennio superiore sa utilizzare correttamente almeno quattro tempi verbali. * Nel biennio universitario, il 19% degli iscritti è costretto a frequentare corsi integrativi di grammatica italiana.
Questi dati confermano che il declino del linguaggio nelle scuole non riguarda solo la fascia più bassa della popolazione studentesca, ma investe anche la media degli studenti italiani.
Cause strutturali e culturali del declino
Tra le cause principali del declino dell’intelligenza e delle competenze linguistiche nei giovani possiamo individuare:
* Il prevalere di contenuti visivi e digitali sulla lettura * La crisi delle competenze di base in famiglia * La riduzione dell’autorevolezza dell’insegnante e del tempo scuola dedicato all’italiano * L’assuefazione a linguaggi semplificati e abbreviazioni tipiche dei social network * L’emulazione di modelli culturali improntati alla superficialità
Il tema va quindi affrontato sia a livello educativo che sociale, puntando su una maggiore integrazione scuola-famiglia e su una rivalutazione della lingua come strumento di emancipazione e crescita personale.
Confronto internazionale: è solo un problema italiano?
Benché il declino del QI tra i giovani sia visibile in modo marcato in Italia, i dati comparativi mostrano che il problema riguarda gran parte dell’Occidente industrializzato.
Secondo l’OCSE, nei paesi dove si leggono più libri (come la Finlandia e l’Estonia) la diminuzione del quoziente intellettivo è meno accentuata o addirittura assente, mentre nei paesi più esposti a processi di digitalizzazione passiva (come l’Italia, la Spagna e il Regno Unito) i segnali sono più evidenti.
Tuttavia, differenze culturali, investimenti nell’istruzione e politiche di promozione della lettura fanno la differenza.
Strategie per invertire la rotta
Non tutto è perduto. Esistono strategie comprovate per favorire una crescita dell’intelligenza e delle competenze linguistiche tra le nuove generazioni. Tra le più efficaci:
* Incentivi alla lettura già dalla scuola dell’infanzia * Maggiori investimenti in biblioteche scolastiche e comunali * Promozione di laboratori di scrittura creativa e argomentativa * Collaborazione attiva tra scuola e famiglia * Educazione critica all’uso dei media digitali * Rivalutazione delle materie umanistiche nei curricula scolastici
Alcuni progetti pilota (ad esempio in Emilia-Romagna e Toscana) hanno mostrato che con iniziative mirate si può migliorare del 20% la comprensione del testo tra gli studenti in un solo anno scolastico.
La responsabilità dell’educazione e della società
Il problema non riguarda solo insegnanti e studenti ma tocca l’intera società. Un impoverimento del capitale intellettuale e linguistico determina conseguenze economiche, sociali e civili di ampia portata: la capacità di innovare, di partecipare attivamente alla vita democratica e di affrontare le sfide del futuro dipende anche dal livello medio di educazione e intelligenza delle nuove generazioni.
Sintesi e prospettive future
La decrescita del quoziente intellettivo tra i giovani, la diminuzione della lettura, l’impoverimento del vocabolario degli studenti e l’ignoranza grammaticale rappresentano una sfida inedita per la scuola italiana e per la società nel suo complesso.
Serve una reazione coordinata e incisiva, valorizzando la lettura, la cultura del dialogo, la centralità della lingua. Occorre rivedere i modelli educativi, promuovere il piacere della parola, e restituire dignità all’istruzione. Non basta limitarsi a confrontare dati o rimpiangere il passato: occorre investire concretamente sulle nuove generazioni affinché il declino dell’intelligenza non sia irreversibile, ma punto di partenza per una rinascita culturale ed educativa.
La qualità del pensiero, della comunicazione, e della convivenza civile passa dalla qualità della nostra lingua e della nostra capacità di comprendere, riflettere e scegliere. Ritrovare le parole significa ritrovare anche l’intelligenza.