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Cittadinanza e scuola: il 65,4% degli studenti senza passaporto italiano è nato nel nostro Paese

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Verso il referendum di giugno: numeri, prospettive e impatti sulla comunità scolastica

Cittadinanza e scuola: il 65,4% degli studenti senza passaporto italiano è nato nel nostro Paese

Indice

1. Introduzione: scuola e cittadinanza, una realtà italiana 2. Chi sono gli studenti senza cittadinanza in Italia? 3. I dati dell’anno scolastico 2022/2023: oltre un milione di iscritti 4. Il referendum del giugno 2025: cosa prevede e chi coinvolge 5. Le aspettative dei giovani: il sogno della laurea e dell’integrazione 6. La normativa attuale sulla cittadinanza italiana per minori 7. Impatto del referendum: potenziali beneficiari e proiezioni future 8. Il dibattito pubblico: diritti, integrazione e scuola 9. Testimonianze dal mondo della scuola 10. Conclusioni: verso una cittadinanza più inclusiva per i giovani nati in Italia

Introduzione: scuola e cittadinanza, una realtà italiana

La realtà scolastica italiana rispecchia profondamente i cambiamenti sociali del Paese. Uno degli elementi più dibattuti negli ultimi anni è quello degli studenti senza cittadinanza Italia, giovani spesso nati e cresciuti nel nostro territorio, ma ancora legalmente considerati "stranieri". Secondo i dati più recenti, il 65,4% di questi studenti è nato in Italia. Un dato che interroga la società, le istituzioni e, soprattutto, la scuola, che ogni giorno si confronta con la questione dell’inclusione e dei diritti.

Tale tema è oggi nuovamente al centro dell’agenda pubblica in vista del referendum cittadinanza 2025, uno dei cinque quesiti che gli italiani saranno chiamati a votare l’8 e 9 giugno. Si discuterà se ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza necessari ai maggiorenni non EU per ottenere la cittadinanza italiana.

Chi sono gli studenti senza cittadinanza in Italia?

Con la definizione studenti senza cittadinanza Italia, ci si riferisce a quei bambini e ragazzi iscritti regolarmente nelle scuole, figli di cittadini stranieri, che però non hanno ottenuto la cittadinanza italiana alla nascita, nonostante siano spesso nati in Italia. Secondo statistiche recenti, più di due studenti stranieri su tre (il 65,4%) vanta la nascita e l’intero percorso di crescita sul nostro suolo nazionale, ma continua ad essere etichettato come “straniero”.

Questa situazione è profondamente diversa rispetto a molti altri Paesi europei, dove vige il principio di _jus soli_, che prevede la concessione della cittadinanza a chi nasce nel territorio nazionale. In Italia, invece, resta ancora la legge del _jus sanguinis_: cittadino è chi nasce da almeno un genitore italiano, anche se nato all’estero.

Ciò genera una platea molto ampia di bambini nati in Italia senza cittadinanza, che frequentano le stesse scuole degli italiani, parlano la nostra lingua ma sono privati di diritti fondamentali, come quello di partecipare a concorsi pubblici o viaggiare senza restrizioni.

I dati dell’anno scolastico 2022/2023: oltre un milione di iscritti

Nell’anno scolastico 2022/2023, il sistema scolastico italiano ha visto l’iscrizione di oltre un milione di bambini e adolescenti senza cittadinanza, confermando la scuola come crocevia di culture e linguaggi. Questo dato è stato diffuso dal Ministero dell’Istruzione e rappresenta il 10% circa della popolazione scolastica complessiva.

Una visto più dettagliata dei numeri:

* Il 65,4% degli studenti senza cittadinanza è nato in Italia. * Il restante 34,6% è arrivato durante l’infanzia o l’adolescenza. * Circa il 60% è concentrato nella scuola primaria e secondaria di primo grado.

Questi numeri sono fondamentali sia dal punto di vista statistico sia sociale. Le scuole dove la presenza di studenti senza cittadinanza è più alta si trovano nei grandi centri urbani e nelle regioni del Nord, dove i fenomeni migratori sono stati più intensi. Tuttavia, la popolazione scolastica si sta facendo sempre più cosmopolita anche in molte aree interne e meridionali, a testimonianza di un cambiamento diffuso in tutto il Paese.

Il referendum del giugno 2025: cosa prevede e chi coinvolge

L’8 e 9 giugno 2025, gli italiani saranno chiamati a votare su un quesito fondamentale: dimezzare, passando da dieci a cinque anni, il periodo di residenza per cittadinanza italiana necessario per la richiesta da parte dei maggiorenni di Paesi extra-EU. Questo referendum si inserisce pienamente nella discussione sul futuro della legge cittadinanza italiana minori e, più in generale, sui diritti studenti stranieri Italia.

Se prevarrà il Sì,

* almeno 284 mila bambini e adolescenti che oggi non hanno il passaporto italiano potrebbero ottenerlo poco dopo aver raggiunto la maggiore età, se residenti da almeno 5 anni. * Potrebbe diventare più agevole il percorso di integrazione per molti giovanissimi, rendendo il passaggio dalla scuola all’università e al mondo del lavoro meno ostacolato.

Gli effetti di questa scelta ricadranno non solo sulla vita dei diretti interessati ma su tutto il sistema scolastico ed educativo, che si troverà ad accogliere formalmente cittadini italiani a tutti gli effetti, nati e cresciuti nel Paese.

Le aspettative dei giovani: il sogno della laurea e dell’integrazione

Un altro dato rilevante riguarda le aspettative degli studenti. Secondo recenti sondaggi, il 45,5% degli studenti italiani ritiene di potere conseguire un diploma di laurea. Tale fiducia è spesso condivisa anche dagli studenti senza cittadinanza, che vedono nell’istruzione universitaria una via di riscatto e di piena integrazione sociale.

Tuttavia, la mancanza di cittadinanza italiana può rappresentare un grave ostacolo per questi giovani. Le difficoltà si presentano sia in termini di accesso agli aiuti economici (borse di studio e riduzioni delle tasse universitarie), sia nelle opportunità lavorative e di partecipazione sociale una volta completati gli studi. La riforma oggetto del referendum potrebbe contribuire a livellare queste disparità, permettendo a più ragazzi di inseguire con serenità i propri obiettivi accademici e professionali.

La normativa attuale sulla cittadinanza italiana per minori

Il quadro legislativo in tema di cittadinanza bambini nati in Italia è tra i più restrittivi d’Europa. Attualmente, la legge prevede che un bambino nato in Italia da genitori stranieri debba attendere la maggiore età per poter presentare richiesta di cittadinanza, a patto che abbia risieduto legalmente e ininterrottamente nel Paese per 18 anni.

In alternativa, i genitori residenti da almeno 10 anni possono provare a ottenere la cittadinanza, ma si tratta di un iter complesso e spesso dolorosamente lungo. La legge resta ancorata al principio dello jus sanguinis (cittadinanza trasmessa dal sangue), mentre la proposta di riforma discussa anche nel prossimo referendum cittadinanza 2025 punta ad avvicinarsi al modello misto o dello jus culturae, che tiene conto del percorso scolastico e di integrazione.

Questa situazione produce effetti concreti:

* Disparità nell’accesso a servizi e opportunità tra bambini nati e cresciuti in Italia. * Maggiore rischio di esclusione e marginalizzazione, acuiti nei momenti di passaggio scolastico e lavorativo.

Impatto del referendum: potenziali beneficiari e proiezioni future

Secondo le stime delle principali associazioni e delle organizzazioni studentesche, con la vittoria del Sì al referendum di giugno, almeno 284 mila bambini e adolescenti potrebbero finalmente ottenere la cittadinanza italiana. Un numero destinato a crescere progressivamente negli anni successivi, fino a coinvolgere tutto quel milione di ragazzi iscritti nelle scuole italiane e nati qui o residenti da molto tempo.

L’impatto sociale di una simile riforma sarebbe notevole:

* Riduzione sensibile delle disparità tra studenti. * Maggiore possibilità di accesso agli strumenti di welfare scolastico e universitario. * Rafforzamento del senso di comunità e di appartenenza tra giovani di diversa origine.

Inoltre, il sistema Paese trarrebbe beneficio da una nuova generazione di cittadini più integrati e consapevoli, che hanno sperimentato l’Italia non solo come luogo di residenza, ma come patria culturale e affettiva fin dalla nascita.

Il dibattito pubblico: diritti, integrazione e scuola

L’avvicinarsi del referendum ha riacceso il dibattito pubblico sui diritti degli studenti stranieri Italia e sulla riforma della legge sulla cittadinanza. Le voci pro e contro si confrontano su questioni identitarie, culturali, giuridiche e sociali. Gran parte della società civile, con in testa insegnanti, genitori e associazioni, sottolinea la necessità di non lasciare indietro una generazione di bambini e ragazzi che già oggi sono italiani di fatto.

Alcuni degli argomenti più dibattuti includono:

* L’importanza di riconoscere legalmente chi già partecipa attivamente alla vita comunitaria. * Il timore che una riforma spinga a nuovi e massicci flussi migratori, nonostante i dati mostrino una quota stabile di nuovi nati da anni. * Il ruolo della scuola come luogo privilegiato di integrazione e costruzione dell’identità civica.

In parallelo, la voce di studenti e insegnanti si fa sentire con sempre maggior chiarezza. Le scuole sono spesso all’avanguardia su questi temi, organizzando incontri di sensibilizzazione, dibattiti, momenti di confronto interculturale.

Testimonianze dal mondo della scuola

Numerose storie e testimonianze giungono dalle scuole, dove la questione della cittadinanza dei minori è vissuta quotidianamente. Molti studenti raccontano la difficoltà di sentirsi pienamente parte del gruppo dei coetanei pur essendo privi di cittadinanza.

"Sono nato qui, parlo italiano, studio e gioco con i miei amici, ma sul documento sono straniero", racconta Sara, 17 anni, iscritta al liceo in una grande città del Nord. Le sue parole esprimono un disagio condiviso da tanti ragazzi, ma anche la speranza che la legge possa finalmente cambiare.

Dirigenti scolastici e insegnanti confermano come la presenza di studenti senza cittadinanza Italia abbia arricchito la comunità educativa. "Questi ragazzi portano nuove energie, lingue, visioni del mondo. Ma è tempo che abbiano gli stessi diritti degli altri", spiega la professoressa Marchetti, responsabile dell’accoglienza studenti stranieri in una scuola di Bologna.

Conclusioni: verso una cittadinanza più inclusiva per i giovani nati in Italia

La discussione avviata dal referendum cittadinanza 2025 mette finalmente al centro i numeri e le storie di chi rischia di essere dimenticato: i bambini nati in Italia senza cittadinanza. I dati dell’anno scolastico 2022/2023 confermano che oltre un milione di studenti cresce sui banchi delle nostre scuole, studia la nostra storia, immagina il proprio futuro qui.

Ridurre la soglia di residenza per cittadinanza italiana da dieci a cinque anni rappresenterebbe un passo importante verso una società più giusta e accogliente. Significherebbe riconoscere l’italianità di tanti giovani che contribuiscono ogni giorno alla crescita delle comunità locali.

Le scuole italiane sono chiamate a sostenere questa transizione, promuovendo inclusione, dialogo e pari opportunità. Il referendum di giugno sarà un banco di prova decisivo per misurare il grado di maturità civile e politica del Paese, con il futuro di centinaia di migliaia di giovani in gioco.

Il cambiamento della legge cittadinanza italiana minori potrebbe gettare le basi per una nuova stagione di coesione sociale, nella convinzione che la scuola, vera palestra di cittadinanza, possa offrire a tutti i suoi studenti – senza distinzione di nascita o provenienza – le stesse opportunità di crescita e realizzazione personale.

Pubblicato il: 29 maggio 2025 alle ore 13:39