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Studiosi dell'Università di Cambridge svelano il legame genetico tra obesità nei cani e negli esseri umani

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Una nuova ricerca dell'Università di Cambridge identifica geni che influenzano il peso corporeo sia negli animali che nei loro padroni.

Uno studio pionieristico pubblicato sulla rivista prestigiosa Science dall'Università di Cambridge ha rivelato sorprendenti scoperte riguardanti i legami genetici tra l'obesità negli esseri umani e nei cani, in particolare i labrador retriever. I ricercatori hanno identificato specifici geni responsabili della regolazione dei circuiti cerebrali che controllano l'appetito e il peso corporeo in entrambe le specie, dimostrando così che la predisposizione all'obesità può avere una radice genetica comune.

Tra i geni studiati, il DENND1B ha attratto particolare attenzione poiché è stato associato all’obesità sia nei cani che negli esseri umani. Questo gene gioca un ruolo cruciale nella regolazione del metabolismo e delle risposte nutrizionali, influenzando il modo in cui gli organismi immagazzinano grasso. I risultati indicano che i cani portatori di una particolare variante di questo gene presentano un incremento dell'8% nel grasso corporeo rispetto ai loro simili non portatori.

La ricerca evidenzia una preoccupante tendenza: attualmente, il 40-60% dei cani domestici è considerato obeso o sovrappeso, un dato che solleva interrogativi non solo per la salute degli animali, ma anche per l’impatto potenziale sulla salute dei loro proprietari. Con la crescente incidenza dell'obesità negli esseri umani, i risultati di questo studio suggeriscono che potrebbero esserci similitudini significative nei fattori genetici che contribuiscono a questa condizione in entrambi i gruppi.

Grazie a questa ricerca, gli scienziati sperano di migliorare la comprensione dei meccanismi che regolano l'obesità e di sviluppare strategie più efficaci per combattere questo problema di salute pubblica sia negli animali che negli esseri umani. Le implicazioni di tali scoperte sono potenzialmente enormi, aprendo la strada a future ricerche che potrebbero rivoluzionare il modo in cui affrontiamo la questione dell'obesità.

Pubblicato il: 7 marzo 2025 alle ore 10:05