Le antiche palizzate di Grado rivelano la storia dell’innalzamento del mare Adriatico
Indice dei contenuti
1. Introduzione 2. Il contesto geostorico di Grado e dell’Adriatico 3. Scoperte archeologiche: le palizzate romane e medievali 4. Metodologie e rilievi scientifici 5. Analisi delle strutture lignee antiche 6. Il contributo dell’Istituto Nazionale di Oceanografia 7. Cambiamenti climatici ed effetti sull’Adriatico nell’antichità 8. Danni biologici: il caso del Teredo navalis 9. Ricostruzione dell’innalzamento del livello del mare 10. Implicazioni attuali e futuro della ricerca 11. Sintesi e considerazioni finali
Introduzione
Negli ultimi anni, il dibattito sull’innalzamento del livello del mare Adriatico ha assunto una rilevanza sempre maggiore in ambito sia scientifico che sociale. Un contributo determinante in questo ambito arriva da uno studio straordinario sulle _antiche palizzate di Grado_, in Friuli-Venezia Giulia, che ha permesso di ricostruire con straordinaria precisione la storia dell’innalzamento del mare tra il I e il VI secolo d.C. Le scoperte, frutto della collaborazione tra archeologi e ricercatori dell’_Istituto Nazionale di Oceanografia_, forniscono un quadro dettagliato su come i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature globali abbiano influenzato la morfologia costiera e la vita delle popolazioni antiche.
Il contesto geostorico di Grado e dell’Adriatico
Grado, situata lungo la costa settentrionale dell’Adriatico, rappresenta fin dall’antichità un punto strategico fondamentale sia per gli scambi commerciali che per il controllo delle rotte marittime. Durante l’epoca romana, questa zona era caratterizzata da un equilibrio fragile tra terra e mare, favorito dalla presenza di cordoni litoranei, lagune e strutture artificiali di difesa costiera. Nel corso dei secoli, il livello del mare passato nell’Adriatico è stato oggetto di numerosi studi, ma solo negli ultimi anni si è riusciti a quantificare con precisione le variazioni storiche grazie all’analisi di strutture materiali come le palizzate di Grado.
Lo scenario ambientale dell’epoca era molto diverso da quello odierno: le trasformazioni naturali e antropiche hanno progressivamente modificato l’assetto della laguna, portando sia vantaggi sia criticità, tra cui l’erosione costiera e le inondazioni periodiche.
Scoperte archeologiche: le palizzate romane e medievali
Le palizzate rinvenute a Grado sono state portate alla luce grazie a campagne di scavo sistematiche che hanno coinvolto archeologi e specialisti dell’_analisi delle strutture lignee antiche_. Questi resti, datati con precisione attraverso tecniche di dendrocronologia e analisi radiocarbonica, testimoniano la presenza di opere difensive e infrastrutturali costruite tra il I e il VI secolo d.C.
Di particolare rilievo è la scoperta di una palizzata risalente al I-II secolo d.C., interpretata come barriera protettiva contro le mareggiate e l’erosione. Un altro reperto eccezionale è la _palizzata del 566 d.C._, che fornisce informazioni preziose sia sull’organizzazione della società medievale che sulle condizioni climatiche e biologiche dell’epoca.
Le scoperte archeologiche nel Friuli Venezia Giulia hanno, infatti, ampliato il ventaglio delle conoscenze sulla storia locale, rivelando come la popolazione sapesse adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente costiero.
Metodologie e rilievi scientifici
Per ricostruire l’evoluzione del _livello del mare nell’Adriatico_, i ricercatori hanno adottato metodologie innovative, fondate sulla combinazione di scienze archeologiche, oceanografiche e geologiche.
* Dendrocronologia: studio degli anelli di accrescimento legnoso per risalire all’epoca di messa in opera delle palizzate e alle condizioni climatiche. * Analisi isotopiche: valutazione della composizione chimica dei materiali lignei e dei sedimenti per ricostruire la salinità, l’umidità e altri parametri ambientali. * Rilievo topografico e stratigrafico: ricostruzione delle quote originali delle strutture rispetto all’attuale livello del mare. * Diagnostica avanzata: utilizzo di scanner 3D, imaging multispettrale e modelli digitali del terreno per analizzare la disposizione e l’articolazione delle palizzate.
Queste indagini hanno permesso, tra l’altro, di stabilire come le palizzate romane e medievali siano state progressivamente sommerse dall’innalzamento del mare di circa 40 centimetri nell’ultimo millennio e mezzo.
Analisi delle strutture lignee antiche
L’_analisi delle strutture lignee antiche_ è un aspetto centrale nella ricerca, poiché il legno offre una documentazione eccezionalmente precisa delle condizioni ambientali e climatiche del passato. La presenza di specie arboree diverse, gli attacchi biologici e le alterazioni chimiche forniscono elementi essenziali per la ricostruzione degli eventi storici.
Nel caso delle palizzate di Grado, sono stati identificati diversi tipi di legname utilizzati: quercia, farnia, olmo e pino. Gli studiosi hanno riscontrato segni evidenti di attacchi biologici, tra cui quello del mollusco _Teredo navalis_, che ha aggredito in modo significativo la palizzata del 566 d.C.
Il legno antico, conservatosi per secoli grazie alla presenza di acqua stagnante e condizioni anaerobiche, costituisce una vera e propria “capsula del tempo” che racconta non solo delle tecniche costruttive, ma anche delle trasformazioni del paesaggio lagunare.
Il contributo dell’Istituto Nazionale di Oceanografia
I ricercatori dell’_Istituto Nazionale di Oceanografia_ hanno svolto un ruolo decisivo nella ricostruzione della storia climatica e morfologica del golfo di Grado. Attraverso campagne di monitoraggio marino, analisi sedimentologiche e modelli numerici, è stato possibile ricostruire i processi di innalzamento del livello del mare e correlare i dati storici con quelli recenti.
Il coinvolgimento di oceanografi e geologi ha assicurato un approccio multidisciplinare, fondamentale per comprendere come il clima e la storia dell’Adriatico si siano evoluti in risposta alle variazioni meteorologiche e antropiche.
I risultati di questi studi sono di importanza non solo locale ma internazionale, offrendo dati comparabili con quanto riscontrato in altre aree costiere del Mediterraneo.
Cambiamenti climatici ed effetti sull’Adriatico nell’antichità
L’innalzamento del livello del mare osservato attraverso l’analisi delle palizzate di Grado è strettamente legato ai cambiamenti climatici storici dell’Italia e, più in generale, del bacino Mediterraneo. Tra il I e il VI secolo d.C., infatti, il clima ha conosciuto fasi di riscaldamento e raffreddamento che hanno influenzato la circolazione atmosferica, le piogge e il regime delle acque costiere.
Le strutture lignee antiche testimoniano come popolazioni di epoche diverse abbiano dovuto adottare soluzioni ingegneristiche per fronteggiare i rischi di allagamenti, erosioni e salinizzazione delle terre coltivabili.
Il climate change nell’Adriatico non è dunque una sfida solo contemporanea, ma rappresenta un fenomeno che ha già lasciato tracce profonde sulla morfologia e sull’economia locale anche in passato.
Danni biologici: il caso del Teredo navalis
Una delle scoperte più significative riguarda la presenza del mollusco _Teredo navalis_, chiamato comunemente “verme di nave”, nelle palizzate del 566 d.C. L’attacco di questo insetto marino rappresenta una preziosa fonte di informazioni sulla salinità e sulla qualità delle acque in epoca tardoantica.
Il Teredo, responsabile di gravi danni alle strutture lignee sommerse, si sviluppa solo in condizioni specifiche di salinità e temperatura, il che suggerisce che nel VI secolo il microclima lagunare fosse già significativamente mutato rispetto ai secoli precedenti.
L’analisi dei fori e delle gallerie lasciate da questo bivalve permette agli studiosi di elaborare modelli dettagliati della diffusione delle specie marine invasive in relazione ai cambiamenti ambientali.
Ricostruzione dell’innalzamento del livello del mare
Dalla somma dei dati archeologici, geologici e biologici, emerge con evidenza che il livello del mare Adriatico si è innalzato di almeno 40 centimetri rispetto all’epoca romana e medievale.
Questa stima, il cui valore risulta coerente con i modelli internazionali di variazione del livello marino, getta luce sulle dinamiche di lungo periodo, offrendo uno strumento prezioso per la pianificazione e la gestione delle zone costiere contemporanee.
Gli specialisti sottolineano che tale aumento non è avvenuto in modo uniforme, ma attraverso fasi alterne di incremento rapido e fasi di relativa stabilità, spesso in connessione a oscillazioni climatiche globali.
Implicazioni attuali e futuro della ricerca
Lo studio delle antiche palizzate di Grado assume grande centralità in un’epoca in cui l’innalzamento del mare Adriatico è una delle principali preoccupazioni di comunità costiere, enti locali e studiosi di tutto il Mediterraneo.
Alcuni dati emersi dal progetto:
* Conferma dell’attualità dei modelli di cambiamento climatico già in atto nei secoli passati. * Validazione di tecniche di monitoraggio avanzate applicabili anche ad altri siti archeologici. * Stimolo a una maggiore integrazione di archeologia e scienze ambientali per la formulazione di politiche di adattamento climatico.
In prospettiva, le ricerche suggeriscono la necessità di ulteriori approfondimenti su scala locale ma anche internazionale, mettendo a sistema dati stratigrafici, archeometrici e biologici.
Sintesi e considerazioni finali
La scoperta e l’analisi delle palizzate romane e medievali di Grado rappresentano un risultato di rilievo assoluto nel campo della ricerca applicata alla storia dei cambiamenti climatici in Italia.
L’integrazione di strumenti e competenze diverse, dalla geologia marina all’archeobotanica, ha consentito di ricostruire una delle sequenze più complete di variazione del livello del mare Adriatico mai documentate. I risultati non solo rafforzano la consapevolezza dell’impatto che i cambiamenti climatici possono avere sulle società, ma forniscono strumenti concreti per affrontare, con più cognizione di causa, le sfide ambientali del presente e del prossimo futuro.
Questo approfondimento intende offrire una prospettiva autorevole e aggiornata sulle _indagini svolte a Grado_, fornendo spunti sia per specialisti del settore che per tutti coloro che si interrogano sull’evoluzione dei nostri paesaggi costieri in relazione ai mutamenti climatici globali.