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Il tartaro antico svela i segreti della medicina preistorica: il Progetto PreMED alla guida della ricerca europea

Cinque anni di studi innovativi sulle pratiche terapeutiche delle società paleolitiche grazie a un finanziamento MUR da 1,5 milioni di euro

Il tartaro antico svela i segreti della medicina preistorica: il Progetto PreMED alla guida della ricerca europea

Indice

1. Introduzione e contesto della ricerca 2. Il Progetto PreMED: obiettivi e finanziamento MUR 3. Il ruolo di Emanuela Cristiani e del team internazionale 4. Dal Paleolitico ai primi agricoltori: l’arco temporale della ricerca 5. Le pratiche terapeutiche nelle società preistoriche 6. Il tartaro antico come fonte di nuove scoperte 7. L’assistenza sociale nella preistoria: nuove interpretazioni 8. La rete europea: musei e centri coinvolti in PreMED 9. Impatti attesi e prospettive future della ricerca 10. Sintesi finale e riflessioni

Introduzione e contesto della ricerca

Nel cuore della ricerca scientifica europea, un nuovo progetto di eccezionale rilievo promette di ridefinire le nostre conoscenze sulla medicina preistorica. Grazie al cospicuo finanziamento di oltre 1,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), prende avvio una delle più ambiziose iniziative di studio degli ultimi decenni: il "Progetto PreMED". Questo progetto, guidato dall’archeologa Emanuela Cristiani, si focalizza sull’analisi del tartaro antico e sulle sue implicazioni per la comprensione delle pratiche terapeutiche e dell’assistenza sociale nelle società paleolitiche, aprendo nuove prospettive sull'evoluzione delle cure e dell'antropologia sanitaria.

Il tartaro antico, le cui analisi sono oggi al centro di numerose ricerche archeologiche, è considerato una miniera di informazioni per comprendere lo stile di vita, l’alimentazione e soprattutto le pratiche mediche degli uomini preistorici. La ricerca archeologica europea, infatti, si avvale sempre di più di metodi innovativi che consentono di ottenere dati finora inaccessibili.

Il Progetto PreMED: obiettivi e finanziamento MUR

Il progetto "PreMED" si configura come una delle risposte più strutturate e innovative alle lacune conoscitive sulla medicina preistorica. L’obiettivo principale è ricostruire le strategie di cura adottate dagli esseri umani dal Paleolitico fino all’arrivo dei primi agricoltori in Europa. In particolare, l’attenzione verrà posta sulle prime forme di assistenza medica, pratiche terapeutiche e sistemi sociali d’aiuto nelle comunità antiche.

Grazie al finanziamento MUR ricerca, che ammonta a oltre 1,5 milioni di euro, il progetto può contare su risorse tecnologiche all’avanguardia, strumenti di analisi di ultima generazione e la collaborazione di specialisti provenienti da diversi Paesi europei. Tali fondi, destinati specificamente alla ricerca archeologica europea, rappresentano una delle somme più alte mai dedicate allo studio dell’antropologia sanitaria preistorica.

Il ruolo di Emanuela Cristiani e del team internazionale

A capo delle indagini c’è la professoressa Emanuela Cristiani, figura di spicco nel settore dell’archeologia biologica presso l’Università Sapienza di Roma. La sua carriera, costellata di importanti riconoscimenti a livello internazionale, si è sempre focalizzata sull’intersezione tra archeologia, antropologia e paleobiologia. La sua esperienza nella ricerca sulle società paleolitiche e sulle pratiche terapeutiche del passato costituisce una garanzia di rigore e innovazione scientifica.

Sotto la sua guida, il team internazionale del progetto PreMED vanta la presenza di studiosi specializzati in diversi ambiti: paleobotanici, paleoantropologi, bioarcheologi, esperti di genomica antica e di restauro museale. Questa multidisciplinarità è una caratteristica fondamentale dell’approccio proposto, che mira a offrire una panoramica ampia e integrata sulle terapie preistoriche. Lavorare a stretto contatto con centri di ricerca europei garantisce inoltre un costante aggiornamento metodologico e il confronto con le più avanzate tecniche scientifiche.

Dal Paleolitico ai primi agricoltori: l’arco temporale della ricerca

Uno degli aspetti più innovativi del progetto PreMED è l’estensione dell’arco cronologico oggetto di studio. Si partirà dal Paleolitico, epoca che copre un lunghissimo intervallo della storia umana, caratterizzato da società di cacciatori-raccoglitori, fino a giungere al periodo in cui l’agricoltura cominciò a diffondersi in Europa (

approssimativamente tra 10.000 e 5.000 anni fa). Quest’ultimo passaggio rappresenta una svolta cruciale per la nascita di nuove esigenze sanitarie, legate alla vita stanziale e alle prime forme di comunità agricole.

Questa scelta permette di indagare il cambiamento delle strategie terapeutiche e dell’assistenza sociale in relazione all’evoluzione dei contesti economici, sociali e ambientali. L’analisi comparativa tra diverse epoche aiuterà a comprendere se e come l’innovazione tecnologica, l’introduzione dell’agricoltura e le modifiche nella struttura sociale abbiano favorito l’emergere di nuove pratiche di cura.

Le pratiche terapeutiche nelle società preistoriche

Uno degli scopi centrali del progetto PreMED è ricostruire i sistemi di cura nelle antiche società paleolitiche. Attraverso lo studio dei reperti ossei e dentali, è possibile rilevare tracce di interventi terapeutici, come ad esempio la presenza di segni di guarigione su fratture o la rimozione intenzionale di elementi patologici. Tali indizi suggeriscono che, già decine di migliaia di anni fa, le popolazioni preistoriche possedessero conoscenze pratiche sui rimedi naturali e sull’assistenza ai malati.

Particolarmente rilevante è l’analisi del tartaro antico, che conserva tracce microscopiche di sostanze vegetali, minerali e in alcuni casi anche residue di preparati medicinali. Esami recenti condotti in ambito di ricerca archeologica europea hanno ormai accertato la presenza di principi attivi vegetali su resti umani antichi, suggerendo un uso intenzionale di piante a scopo curativo.

Le questioni aperte sono molteplici: quali erano le piante impiegate per lenire il dolore o accelerare la guarigione? Esistevano ruoli sociali deputati alla cura? Come venivano trasmesse le conoscenze sui rimedi terapeutici? L’indagine di PreMED cercherà di rispondere a queste domande tramite un approccio integrato che unisce evidenze archeologiche e analisi biochimiche.

Il tartaro antico come fonte di nuove scoperte

Il tartaro dentale rappresenta oggi una delle fonti più preziose per la ricostruzione della dieta e delle abitudini di vita dei nostri antenati, ma anche per lo studio della medicina preistorica. La sua capacità di intrappolare e conservare microframmenti consente agli archeologi di ottenere dati mai raggiunti in precedenza.

Grazie alle nuove tecnologie di microscopia elettronica e spettrometria di massa, è possibile identificare i residui di cibi, piante medicinali e persino funghi utilizzati a scopo terapeutico. L’analisi del tartaro antico può inoltre rivelare tracce di infezioni, patologie residue e segnali di precedenti interventi curativi.

Il Progetto PreMED si pone lo scopo di ampliare il numero di reperti analizzati e di aggiornare i metodi investigativi, rendendo possibile una ricostruzione dettagliata non solo delle sostanze impiegate, ma anche delle modalità di preparazione e somministrazione dei rimedi. I primi risultati già ottenuti in altre indagini europee fanno ben sperare: sono state individuate ad esempio fibre vegetali impiegate per impacchi, resine utilizzate per la coagulazione di ferite e tracce di aspirina primordiale estratte da salici selvatici.

L’assistenza sociale nella preistoria: nuove interpretazioni

Oltre alle terapie preistoriche, una componente fondamentale dell’indagine è costituita dall’analisi delle forme primitive di assistenza sociale. Le scoperte archeologiche degli ultimi decenni hanno messo in luce come le società paleolitiche fossero in grado di prendersi cura degli individui più deboli o feriti, contrariamente a quanto ipotizzato in passato.

Sepolture di individui con gravi patologie, ma vissuti a lungo dopo l’insorgenza della malattia, testimoniano l’esistenza di atteggiamenti cooperativi e un’estesa solidarietà all’interno dei gruppi. Il progetto PreMED approfondirà questi aspetti, integrando i dati bioarcheologici con lo studio dell’organizzazione sociale e simbolica delle comunità antiche.

Si analizzeranno gli indici di sopravvivenza, le tracce di alimentazione assistita e le evidenze di cure protratte nel tempo, cercando di ricostruire il tessuto sociale che garantiva una rete di supporto ai membri più vulnerabili. Queste informazioni saranno essenziali per comprendere l’evoluzione non solo delle cure individuali, ma anche delle pratiche collettive che hanno reso possibile la sopravvivenza delle comunità.

La rete europea: musei e centri coinvolti in PreMED

Il Progetto PreMED si caratterizza per la sua forte dimensione europea. Alla sua realizzazione prendono parte musei e centri di ricerca provenienti da numerosi Paesi, dal Mediterraneo al Nord Europa. La collaborazione internazionale garantisce la possibilità di confrontare evidenze relative a comunità, ambienti e strategie di sopravvivenza differenti.

Tra i partner più rilevanti figurano il Museo di Storia Naturale di Parigi, il Max Planck Institute di Lipsia, e il British Museum di Londra, che metteranno a disposizione collezioni, banche dati e tecnologie avanzate per l’analisi dei reperti. La condivisione delle informazioni consentirà di estendere la ricerca anche a casi studio poco conosciuti e di rafforzare la formazione di giovani ricercatori, offrendo nuove opportunità per l’innovazione scientifica nel settore della ricerca archeologica europea.

Impatti attesi e prospettive future della ricerca

L’impatto del progetto PreMED si preannuncia di ampia portata. Dal punto di vista scientifico, l’iniziativa darà un impulso decisivo a molteplici discipline: dall’archeologia all’antropologia sanitaria, passando per la biologia molecolare e la paleogenomica. La possibilità di tracciare l’evoluzione delle cure su scala plurisecolare offrirà nuovi strumenti interpretativi anche alle scienze mediche contemporanee, suggerendo soluzioni “naturali” o integrative avanzate.

Inoltre, l’approccio collaborativo europeo costituirà un modello per future ricerche multidisciplinari, dimostrando l’efficacia della sinergia tra istituzioni scientifiche e la necessità di investire, come fa il finanziamento MUR ricerca, su progetti di lungo respiro.

L’impatto sociale non sarà da meno: la divulgazione dei risultati, tramite mostre museali, conferenze e prodotti multimediali, mira ad avvicinare il grande pubblico alle tematiche della medicina preistorica, stimolando curiosità e contribuendo all’educazione – soprattutto delle giovani generazioni – su temi fondamentali come la salute collettiva, l’empatia e la cooperazione umana.

Sintesi finale e riflessioni

Alla luce di quanto esposto, il Progetto PreMED rappresenta una pietra miliare per la ricerca archeologica europea e un passo senza precedenti nella comprensione della medicina preistorica. L’attenzione rivolta al tartaro antico, la sofisticatezza delle tecniche impiegate e la partecipazione di una rete internazionale di musei e laboratori promettono di rivoluzionare il modo in cui interpretiamo l’evoluzione delle cure e il ruolo dell’assistenza sociale nella storia dell’umanità.

Il contributo della professoressa Emanuela Cristiani e la sinergia tra scienze umane, naturali e tecnologiche offriranno non solo un quadro più dettagliato delle terapie preistoriche, ma rafforzeranno anche la consapevolezza del valore delle pratiche solidaristiche che hanno caratterizzato la nostra specie sin dalle origini.

Grazie al finanziamento MUR e all’entusiasmo di una comunità scientifica coesa, la ricerca promette di portare nuova luce sui comportamenti, le sfide e le soluzioni adottate dai nostri antenati, restituendoci un’immagine sorprendentemente complessa ed evoluta della preistoria europea.

Pubblicato il: 19 dicembre 2025 alle ore 16:28