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Cittadinanza europea: le incertezze di un’identità giuridica al vaglio della Corte di Giustizia UE

L’analisi di Leonardo Mellace tra deriva nazionale, oscillazioni giurisprudenziali e nuove sfide per il diritto europeo

Cittadinanza europea: le incertezze di un’identità giuridica al vaglio della Corte di Giustizia UE

Indice dei paragrafi

1. Introduzione: l’appartenenza europea tra diritto e identità 2. La cittadinanza europea: analisi e contesto storico-giuridico 3. Il ruolo della Corte di Giustizia UE e le sue oscillazioni interpretative 4. La competenza esclusiva degli Stati membri 5. L’impatto della Direttiva UE 2004/38 sulla libertà di circolazione 6. Giurisprudenza recente e nuove derive restrittive 7. Appartenenza europea: il nodo irrisolto tra diritto e società 8. Conclusioni: prospettive future e riflessioni finali

1. Introduzione: l’appartenenza europea tra diritto e identità

L’appartenenza all’Unione Europea come cittadini europei costituisce una delle innovazioni più importanti introdotte dai Trattati. Tuttavia, la sua reale portata e le sfide giuridiche connesse restano ancora oggi oggetto di un acceso dibattito.

Nel suo recente saggio, Leonardo Mellace affronta in profondità il tema della _cittadinanza europea_, offrendo un quadro oggettivo e articolato delle profondità e delle criticità insite nel concetto stesso di *appartenenza europea*. Studiando la *giurisprudenza della Corte di Giustizia UE* e le evoluzioni normative, Mellace invita a riflettere sulle incertezze che permangono e sulle conseguenze della natura “derivata” della cittadinanza europea.

L’articolo che segue ripercorre le tappe principali di questa analisi, inserendosi nel solco degli editoriali di attualità giuridica e offrendo una panoramica ampia e approfondita per studenti, addetti ai lavori e cittadini interessati.

2. La cittadinanza europea: analisi e contesto storico-giuridico

La *cittadinanza europea* è stata istituita con il Trattato di Maastricht (1992) come nuovo status giuridico sovranazionale, collegato ma non sovrapponibile alla cittadinanza nazionale. Da allora, le aspettative sono state notevoli: si è immaginato che potesse diventare il cardine di una nuova *identità europea*, rafforzando il senso di appartenenza e la partecipazione pubblica oltre i confini dello Stato.

Tuttavia, come sottolinea Mellace, sin dalle origini tale istituto si è presentato come “derivato”. Significa che la cittadinanza europea dipende dall’essere cittadini di uno Stato membro. Nessuno può essere cittadino europeo senza esserlo prima di uno Stato nazionale: in questo senso, la *cittadinanza europea non sostituisce quella nazionale*, ma si aggiunge ad essa, creando una condizione a strati.

Questa impostazione ha avuto conseguenze sia in termini di *diritto europeo* che di pratiche amministrative. Le garanzie offerte all’interno del territorio UE (diritto di circolare, risiedere, votare alle elezioni europee e amministrative nel paese ospitante, tutela diplomatica all’estero) sono, di fatto, sempre subordinate al mantenimento della cittadinanza nazionale.

3. Il ruolo della Corte di Giustizia UE e le sue oscillazioni interpretative

Un aspetto cruciale evidenziato nel saggio riguarda l’atteggiamento oscillante della *Corte di Giustizia UE* sulla questione della cittadinanza europea. Dall’inizio degli anni 2000, alcune sentenze avevano lasciato intravedere la possibilità che la *giurisprudenza cittadinanza europea* potesse “emanciparsi” in parte dal controllo assoluto degli Stati membri, suggerendo che la cittadinanza europea, una volta acquisita, facesse sorgere uno status autonomo e tutelato dal diritto dell’Unione.

Ecco alcuni casi emblematici:

* Rottmann (2010): Il ritiro della cittadinanza nazionale e quindi della cittadinanza europea deve rispettare i principi fondamentali dell’UE, come la proporzionalità. * Tjebbes (2019): Anche in caso di automatismo normativo, la perdita dello status di cittadinanza europea non può avvenire senza una valutazione individuale e nel rispetto dei diritti fondamentali.

Tali pronunce sembravano indicare una tendenza “espansiva” della protezione europea e della tutela dell’*appartenenza europea* dei cittadini.

Tuttavia, come Mellace sottolinea con dovizia di particolari, questa tendenza si è scontrata con le pressioni politiche e sociali degli Stati membri, che hanno rivendicato e ottenuto una riaffermazione della propria *esclusiva competenza sulla cittadinanza*.

4. La competenza esclusiva degli Stati membri

Uno dei punti focali dell’analisi giuridica di Mellace riguarda proprio la riaffermazione, da parte della *Corte di Giustizia UE*, dell’esclusiva competenza degli Stati membri sulla concessione e revoca della cittadinanza.

Questo principio trova fondamento consolidato sia nei trattati che nella prassi: gli Stati nazionali sono i soli titolati a stabilire chi sia “loro cittadino”, a quali condizioni e con quali conseguenze giuridiche. Dal punto di vista del *diritto europeo*, la cittadinanza europea nasce formalmente e sostanzialmente solo come conseguenza del possesso della cittadinanza nazionale.

Le implicazioni sono molteplici:

* La perdita della cittadinanza nazionale comporta automaticamente la perdita dei diritti UE. * Gli Stati possono disporre in modo autonomo, pur nel rispetto di alcuni principi di base, i criteri per la concessione, la revoca, la riacquisizione della cittadinanza. * Il controllo della Corte di Giustizia UE resta limitato a casi particolari di esercizio ingiustificato dei poteri statali.

In sintesi, la cittadinanza europea resta un istituto dipendente e non sovraordinato rispetto alle decisioni nazionali.

5. L’impatto della Direttiva UE 2004/38 sulla libertà di circolazione

Altra pietra miliare dell’approfondimento di Leonardo Mellace è rappresentata dall’analisi della Direttiva UE 2004/38.

Questa direttiva regola il diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari a muoversi e risiedere liberamente all’interno del territorio degli Stati membri. Presentata originariamente come un esempio di policy inclusiva e garanzia di una reale integrazione europea, essa ha però progressivamente inasprito – per ragioni economiche, di sicurezza e di controllo dei flussi migratori – le condizioni necessarie per poter godere a pieno della libertà di circolazione UE.

I requisiti stabiliti includono:

* Disporre di risorse economiche sufficienti per non diventare un onere sociale. * Avere una copertura sanitaria adeguata. * Dopo cinque anni ininterrotti, acquisire il diritto di soggiorno permanente.

Se da un lato questi requisiti sono motivati dalla volontà di tutelare i sistemi di welfare nazionali e prevenire abusi, dall’altro lato hanno introdotto limiti che rischiano di ostacolare la piena realizzazione del principio di cittadinanza europea. Il saggio di Mellace sottolinea come la Direttiva UE 2004/38 abbia di fatto “raffreddato” l’idea di un’appartenenza europea inclusiva, uniformando i diritti in modo restrittivo.

6. Giurisprudenza recente e nuove derive restrittive

Oltre all’analisi delle oscillazioni interpretative, Mellace prende in esame le recenti tendenze restrittive, sia a livello giurisprudenziale che normativo.

Negli ultimi anni, complice il clima di ridefinizione delle identità nazionali e la crisi di fiducia nei progetti sovranazionali, la Corte di Giustizia UE è tornata su posizioni che lasciano minore spazio a interpretazioni “creative” della cittadinanza europea.

Le motivazioni di questa svolta sono molteplici:

* Pressioni delle opinioni pubbliche nazionali per maggior controllo su accesso a welfare, lavoro e diritti politici. * Crescita dei movimenti euroscettici che vedono la cittadinanza UE come una minaccia all’autonomia statale. * Tutt’altro che rare, sono le richieste di revoca della cittadinanza a soggetti considerati pericolosi per la sicurezza pubblica.

La *giurisprudenza cittadinanza europea* recente sembra dunque rafforzare il ruolo preminente degli Stati membri e ridurre il margine di manovra del diritto europeo. Questo ha come effetto collaterale l’aumento delle situazioni di “doppia incertezza”: l’appartenenza all’Unione è sì un valore aggiunto, ma sempre fragile e condizionata da politiche interne spesso ondivaghe.

7. Appartenenza europea: il nodo irrisolto tra diritto e società

Il cuore del saggio di Mellace, come emerge dalla lettura attenta, è da rintracciare nella profonda riflessione su cosa significhi realmente essere cittadini europei oggi. Al di là delle questioni strettamente giuridiche, il dibattito sulla cittadinanza europea è ormai diventato un problema di identità collettiva e di efficacia degli strumenti di integrazione politica e sociale.

L’appartenenza europea resta “incerta”, uno spettro che aleggia tra dichiarazioni di principio e la concreta esperienza vissuta dai cittadini.

A tal riguardo, diverse sono le sfide aperte:

* Come conciliare la volontà degli Stati membri di mantenere il controllo assoluto sull’identità nazionale con l’esigenza di coesione e solidarietà europea? * In che modo la società civile, le scuole, le università, i centri culturali possono contribuire alla costruzione di una percezione condivisa della cittadinanza europea? * Quali strumenti legislativi e giurisprudenziali saranno necessari per garantire che i diritti connessi allo status di cittadino UE siano effettivamente praticabili e tutelati?

L’impressione generale, suffragata dal lavoro di Leonardo Mellace, è che nella fase storica attuale la cittadinanza europea resti un istituto sospeso tra passato e futuro: da un lato continua a essere invocata quale simbolo di progresso e tutela, dall’altro è sottoposta a continue limitazioni pratiche e concettuali.

8. Conclusioni: prospettive future e riflessioni finali

La cittadinanza europea, come delineata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE e dalla disciplina normativa vigente, si presenta ancora oggi come un’“appartenenza incerta”. Nonostante le ambizioni originarie, permane una tensione irrisolta tra una visione sovranazionale, che vorrebbe un’identità europea forte e autonoma, e le resistenze degli Stati membri, arroccati sulla difesa dei propri poteri esclusivi.

Non mancano tuttavia segnali di speranza e di apertura al cambiamento. Eventi recenti – come le crisi migratorie, le nuove sfide geopolitiche, i cambiamenti generazionali – potrebbero alimentare una nuova ondata di riflessioni e (si auspica) di riforme tese a rendere l’appartenenza europea meno formale e più sostanziale.

L’invito di Mellace, condiviso anche da molti osservatori e studiosi, è quello di valorizzare gli insegnamenti tratti dalle incertezze attuali per costruire una cittadinanza europea veramente inclusiva, partecipata e resiliente.

In conclusione, la questione della cittadinanza europea rimane quanto mai attuale e di grande rilevanza: non solo perché coinvolge milioni di cittadini nei loro diritti e doveri, ma anche perché rappresenta uno dei banchi di prova più significativi per il futuro dell’Unione Europea. Solo attraverso un costante dialogo tra istituzioni, giurisprudenza, società civile e cultura sarà possibile superare lo “spettro dell’incertezza” e dare nuova linfa alla grande avventura dell’integrazione europea.

Pubblicato il: 3 ottobre 2025 alle ore 10:15