Il sistema dei musei statali italiani rappresenta un patrimonio in crescita continua. Secondo il recente Libro Bianco dei Musei Statali Italiani_, realizzato da MondoMostre in collaborazione con il Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università Roma Tre, dal 1996 al 2023 i musei statali italiani hanno registrato _oltre un miliardo di visitatori in circa 450 plessi, con il 47% degli ingressi a pagamento e _ricavi complessivi per circa 4,4 miliardi di euro_. Tali risultati sottolineano il ruolo centrale della cultura nel tessuto sociale ed economico del Paese.
L’analisi dei dati: visitatori e ricavi in crescita
L’analisi condotta evidenzia un andamento positivo generale, con un incremento medio annuo dei visitatori pari a +4,70%. I ricavi sono aumentati passando da 52,7 milioni di euro nel 1996 a _oltre 313 milioni di euro nel 2023_. Questo trend riflette sia la crescita dell’interesse verso i musei sia l’aumento medio annuo del prezzo dei biglietti, soprattutto dopo il 2015, anno che segna l’introduzione dell’autonomia gestionale per i grandi plessi.
Il ruolo dei grandi attrattori culturali
L’85% dei risultati in termini di visitatori e ricavi si concentra in soli 25 grandi soggetti_, con il Parco Archeologico del Colosseo_, le _Gallerie degli Uffizi e l’_Area archeologica di Pompei che da soli superano la metà del totale. I musei minori, al contrario, faticano a raggiungere la soglia di sostenibilità economica, con ricavi annuali di biglietteria ben al di sotto delle necessità di una gestione autonoma.
I servizi aggiuntivi e la gestione privata
Dal 1998 sono stati offerti servizi aggiuntivi che hanno contribuito per 961 milioni di euro ai ricavi complessivi, con bookshop e prevendite che fino al 2019 hanno rappresentato il 65% di tali introiti. Tuttavia, come sottolinea la professoressa Laura di Pietro, la gestione privata di molti servizi limita i ricavi per lo Stato, che riceve solo le royalties corrisposte dai concessionari, pari in media al 13% degli incassi.
L’autonomia gestionale: impatti e prospettive
Dal 2014, quasi tutti i grandi musei sono dotati di _autonomia gestionale e di bilancio_, rappresentando la quota maggiore di visitatori e ricavi. Secondo il _Libro Bianco_, l’autonomia ha favorito una crescita superiore, sia nei flussi di visitatori che nei ricavi da biglietteria, rispetto ai plessi non autonomi. Un esempio emblematico è il _Museo Archeologico di Napoli_, che ha beneficiato di questa riforma.
La riforma 'Italia in scena' e la digitalizzazione
Il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, sottolinea come “_la cultura è un patrimonio vivo che cresce con la partecipazione di tutta la comunità_”. In questa direzione si inserisce la riforma ‘Italia in scena’, che prevede la creazione di una _Anagrafe digitale degli istituti, dei luoghi della cultura e dei beni culturali pubblici_, strumento fondamentale per una mappatura organica e una maggiore valorizzazione dell’intero patrimonio culturale nazionale.
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L’attrattività dei musei statali italiani è in costante ascesa, trainata dai grandi attrattori e sostenuta da una gestione sempre più autonoma e digitale. Tuttavia, rimangono sfide per la sostenibilità dei musei minori e per l’ottimizzazione dei ricavi da servizi aggiuntivi. La prospettiva futura è di un sistema museale sempre più integrato, accessibile e valorizzato, a beneficio dell’intera collettività.