Sommario
• Le premesse: precarietà accademica e riforme del reclutamento universitario
• Cos’è l’RTT: definizione e obiettivi del modello tenure track
• Durata e contenuti del contratto RTT: ricerca, didattica e valutazioni
• Accesso all’RTT: requisiti, bandi e selezioni pubbliche
• RTT e stabilizzazione: il passaggio a Professore Associato
• Le novità del 2025 e le critiche dal mondo accademico
• Conclusione
Le premesse: precarietà accademica e riforme del reclutamento universitario
Negli ultimi anni il sistema universitario italiano è stato attraversato da un profondo dibattito sul tema della precarietà della ricerca.
Per lungo tempo, il percorso accademico è stato caratterizzato da una successione di contratti a termine, assegni di ricerca e posizioni temporanee che rendevano difficile costruire una carriera stabile e programmabile.
Questo modello ha inciso non solo sulle condizioni lavorative dei ricercatori, ma anche sulla qualità della ricerca e sulla capacità degli atenei di trattenere talenti, spesso spinti a cercare opportunità all’estero.
In questo contesto si inseriscono le riforme del reclutamento universitario, pensate per rendere più chiaro e strutturato il passaggio dalle prime esperienze di ricerca ad una posizione permanente.
Cos’è l’RTT: definizione e obiettivi del modello tenure track
Il Ricercatore a Tempo Determinato in Tenure Track, noto come RTT, è una figura accademica introdotta con l’obiettivo di creare un percorso più lineare verso la carriera universitaria.
Il modello si ispira al sistema della tenure track diffuso in molti paesi europei e anglosassoni, dove l’accesso alla stabilità è legato a valutazioni periodiche e al raggiungimento di risultati scientifici e didattici.
L’idea alla base dell’RTT è quella di superare l’incertezza dei contratti brevi, offrendo a chi fa ricerca un arco temporale definito entro cui dimostrare le proprie competenze e costruire una prospettiva professionale più solida.
Durata e contenuti del contratto RTT: ricerca, didattica e valutazioni
Il contratto di Ricercatore a Tempo Determinato in Tenure Track ha una durata massima di sei anni, un periodo pensato per consentire una valutazione completa del profilo accademico del ricercatore.
Durante questo arco di tempo, l’RTT è chiamato a svolgere attività di ricerca scientifica, a contribuire alla didattica universitaria e a partecipare alla vita istituzionale dell’ateneo.
Sono previste valutazioni intermedie, che servono a monitorare l’andamento della produzione scientifica e la qualità dell’impegno didattico.
Questi passaggi sono fondamentali perché determinano la possibilità di proseguire il percorso verso la stabilizzazione.
Accesso all’RTT: requisiti, bandi e selezioni pubbliche
L’accesso alla posizione di RTT avviene tramite procedure selettive pubbliche bandite dalle università.
I requisiti richiesti includono generalmente il possesso di un dottorato di ricerca o di titoli equivalenti, oltre a un curriculum scientifico coerente con il settore disciplinare del bando.
Le commissioni valutano le pubblicazioni, l’esperienza di ricerca e, in alcuni casi, le competenze didattiche.
Questo sistema mira a garantire trasparenza e meritocrazia, anche se non mancano critiche legate alla forte competizione e alle differenze tra atenei nella gestione delle selezioni.
RTT e stabilizzazione: il passaggio a Professore Associato
Il punto centrale del percorso di tenure track è la possibilità di accedere al ruolo di Professore Associato.
Perché ciò avvenga, il ricercatore RTT deve ottenere una valutazione positiva dell’attività svolta e conseguire l’Abilitazione Scientifica Nazionale.
In presenza di questi requisiti, il passaggio può avvenire senza un nuovo concorso pubblico, attraverso una procedura interna all’ateneo.
Questo meccanismo rappresenta uno degli aspetti più innovativi del modello RTT, perché collega in modo diretto la valutazione del lavoro svolto alla possibilità di una posizione stabile nell’università.
Le novità del 2025 e le critiche dal mondo accademico
Nel 2025 il ruolo dell’RTT è tornato al centro dell’attenzione a causa di nuove proposte normative e dell’introduzione di ulteriori figure contrattuali nel mondo della ricerca.
Molti osservatori temono che la moltiplicazione dei percorsi possa aumentare la frammentazione del sistema, invece di semplificarlo.
Alcuni ricercatori e associazioni denunciano il rischio di un ritorno a forme di precarietà mascherata, mentre altri sottolineano la necessità di maggiore flessibilità per rispondere alle esigenze degli atenei.
Il dibattito resta aperto e riguarda direttamente il futuro della carriera accademica in Italia.
Conclusione
Il Ricercatore a Tempo Determinato in Tenure Track rappresenta uno dei principali tentativi di riforma del reclutamento universitario italiano, con l’obiettivo di rendere più chiaro il percorso verso la stabilizzazione.
Tuttavia, le recenti evoluzioni normative mostrano come il sistema sia ancora in fase di assestamento.
Il futuro dell’RTT dipenderà dalle scelte politiche e dalla capacità di bilanciare esigenze di qualità, sostenibilità economica e tutela delle carriere accademiche.
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