Smantellato il gruppo hacker russo Noname057: la cronaca
Indice
1. Il contesto internazionale e la minaccia cyber 2. Le radici del gruppo Noname057: nascita e obiettivi 3. L’impatto globale degli attacchi cyber 4. L’operazione internazionale: 19 Paesi e le forze in campo 5. Come si è svolta l’azione: numeri, obiettivi e risultati 6. Le conseguenze per il cybercrime e la sicurezza informatica 7. Il ruolo decisivo di Europol, Eurojust e FBI 8. Le tecniche dei cyber attacchi: focus sui DDoS 9. La risposta delle istituzioni e delle infrastrutture pubbliche 10. Che cosa succede ora? Scenari futuri e misure preventive 11. Sintesi e riflessioni finali
Il contesto internazionale e la minaccia cyber
Nell’ultimo decennio, la minaccia rappresentata dagli attacchi cyber ha assunto una rilevanza crescente a livello globale, mettendo costantemente a rischio la sicurezza delle infrastrutture critiche, dei governi e dei cittadini. La guerra in Ucraina e i conflitti geopolitici hanno ulteriormente acuito l’uso della guerra informatica come strumento di pressione politica e destabilizzazione sociale.
In tale scenario, il gruppo di hacker russi Noname057 si era imposto come una delle principali minacce digitali ai danni dei Paesi sostenitori dell’Ucraina, orchestrando operazioni complesse e colpendo con precisione enti governativi, infrastrutture pubbliche e organizzazioni civili.
Le autorità europee e internazionali erano già da tempo sulle tracce di questa organizzazione, ma solo nel luglio 2025 è stato possibile mettere a segno un colpo decisivo che segna una svolta nella lotta al cybercrime.
Le radici del gruppo Noname057: nascita e obiettivi
Il gruppo Noname057(16), noto più semplicemente come Noname, aveva iniziato le sue attività nel 2022, quando l'invasione russa dell'Ucraina ha fornito il terreno ideale per le operazioni di cyberwarfare. Il gruppo, secondo numerose fonti di intelligence, agiva con un obiettivo politico ben preciso: colpire i Paesi e le istituzioni che più apertamente sostenevano l’Ucraina, oscurando siti istituzionali, paralizzando servizi e destabilizzando le infrastrutture digitali.
Il metodo preferito dai Noname era il cosiddetto DDoS (Distributed Denial of Service): un attacco mirato a sovraccaricare i server delle vittime, rendendo inaccessibili siti web e servizi online cruciali. Una tecnica efficace e spesso difficile da contrastare, che ha causato danni significativi in Europa e oltre.
L’impatto globale degli attacchi cyber
Secondo i dati ufficiali forniti dagli organismi investigativi, il gruppo Noname057 era responsabile di almeno 5.348 attacchi cyber dal 2022. Un numero impressionante, che dà la misura del fenomeno e del suo impatto sulla sicurezza collettiva. Le vittime principali sono state enti governativi di Paesi europei filo-ucraini, istituzioni pubbliche, aziende coinvolte nella gestione di infrastrutture critiche – come trasporti, sanità, energia elettrica – e, in alcuni casi, anche organizzazioni civili.
Gli attacchi non si sono limitati al danneggiamento temporaneo di siti e servizi: in taluni casi, la pressione esercitata dal gruppo di hacker ha avuto ricadute sulla sicurezza nazionale, spingendo alcuni Paesi a rafforzare drasticamente le proprie difese informatiche e a coinvolgere i servizi di intelligence internazionale.
L’operazione internazionale: 19 Paesi e le forze in campo
La crescente gravità degli attacchi ha reso chiara la necessità di una risposta coordinata a livello internazionale. Così, tra giugno e luglio 2025, prende forma un’operazione imponente, orchestrata da Europol ed Eurojust, con il coinvolgimento diretto delle forze di polizia di ben 19 Paesi e il supporto chiave dell’FBI nordamericana.
L’obiettivo era ambizioso: smantellare completamente il gruppo Noname057, eliminando non solo i principali artefici degli attacchi, ma anche la rete di supporto internazionale che li aveva resi possibili.
La pianificazione di un’operazione di questa portata ha richiesto mesi di collaborazione tra investigatori, tecnici informatici, magistrature e servizi segreti, superando le tradizionali difficoltà poste dalle differenti legislazioni nazionali e dagli ostacoli giurisdizionali.
Come si è svolta l’azione: numeri, obiettivi e risultati
L’operazione è scattata nei primi giorni di luglio 2025, coinvolgendo più di 200 agenti di polizia in simultanea tra i vari Paesi aderenti. Sono state effettuate almeno 24 perquisizioni domiciliari, con la disattivazione di oltre 100 server che fungevano da snodo per gli attacchi e la distribuzione dei comandi digitali all’interno della rete criminale.
Parallelamente, sono stati emessi 10 mandati di arresto, segno che gli investigatori erano già riusciti a identificare con precisione i maggiori responsabili. Almeno due persone di alto profilo sono state immediatamente tratte in arresto. Oltre 1.000 sostenitori della rete Noname sono stati raggiunti da avvisi di responsabilità penale. Questa azione rappresenta una delle più estese notifiche legate a indagini su cybercrime degli ultimi anni.
L’aspetto forse più innovativo dell’operazione risiede proprio nella dimensione sistemica: non solo i singoli “pirati” informatici, ma anche chi li ha attivamente supportati o favorito, è stato destinatario di conseguenze penali o amministrative.
Le conseguenze per il cybercrime e la sicurezza informatica
Lo smantellamento del gruppo Noname057 segna una tappa fondamentale nella lotta contro il cybercrime internazionale. In passato, operazioni di tale portata avevano spesso portato solo alla momentanea sospensione delle attività di alcuni gruppi, prima che essi si riorganizzassero altrove. Nel caso dei Noname, però, la chiusura simultanea dei server centrali e la disgregazione della rete di sostegno hanno inferto un colpo ben più pesante, privando la criminalità informatica di un vettore operativo fondamentale.
Questo successo non solo interrompe un flusso costante di attacchi contro i Paesi dell’asse occidentale, ma lancia anche un messaggio chiaro: la cooperazione internazionale in ambito di cyber-sicurezza ora è più solida, reattiva ed efficace.
Il ruolo decisivo di Europol, Eurojust e FBI
Europol ed Eurojust hanno avuto il compito di mettere in contatto diretto, in tempo reale, investigatori e magistrature di 19 Stati, coordinando le informazioni e dirigendo la logistica delle indagini. L’apporto dell’FBI ha garantito know-how tecnico e capacità d’intelligence di altissimo livello, con strumenti investigativi tecnologicamente avanzati e la possibilità di tracciare transazioni e movimenti anche negli angoli più oscuri del web.
Le piattaforme di coordinamento internazionale di Europol e Eurojust sono ormai divenute imprescindibili per la lotta al cybercrime, grazie a database condivisi, task force multinazionali e procedure standardizzate di intervento rapido.
Le tecniche dei cyber attacchi: focus sui DDoS
I DDoS (Distributed Denial of Service) impiegati dal gruppo Noname sono la forma più diffusa di attacco informatico diretti contro obiettivi pubblici: consistono nell’inviare una vasta quantità di richieste a un server, saturando la sua capacità di risposta e rendendo i servizi digitali, anche cruciali, completamente bloccati per ore o giorni. In alcuni casi, la paralisi di siti governativi o sistemi di trasporto pubblico può generare disservizi a catena, mettendo in difficoltà la cittadinanza e dando ampio risalto mediatico agli attacchi.
La scelta dei bersagli ha evidenziato la strategia del gruppo Noname: colpire infrastrutture simboliche e vulnerabili, con lo scopo di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei sistemi di sicurezza occidentali.
La risposta delle istituzioni e delle infrastrutture pubbliche
Dinnanzi all’ondata di attacchi, le istituzioni colpite hanno progressivamente aumentato la resilienza delle proprie infrastrutture digitali, aggiornando i sistemi di difesa e rafforzando i protocolli di sicurezza. Molti Paesi hanno sviluppato task force dedicate alla gestione dell’emergenza informatica, coinvolgendo enti pubblici, aziende private e provider di servizi essenziali.
La collaborazione tra pubblico e privato è diventata chiave per prevenire e gestire le emergenze, condividere informazioni sulle minacce e sviluppare contromisure tecnologiche sempre più sofisticate. In particolare, la rapida individuazione e neutralizzazione dei server usati per gli attacchi ha ridotto i tempi di reazione, confermando l’importanza strategica di una vigilanza continua.
Che cosa succede ora? Scenari futuri e misure preventive
Nonostante il successo dell’operazione, il rischio cyber rimane uno degli aspetti più critici per la sicurezza digitale europea e mondiale. Gli esperti avvertono che la pressione dei gruppi hacker potrebbe spostarsi su nuovi fronti, con la nascita di cellule autonome o l’emergere di altre organizzazioni pronte a colmare il vuoto lasciato dai Noname.
Per questo motivo, gli Stati coinvolti nell’inchiesta stanno rafforzando i programmi di formazione per esperti di sicurezza informatica, sviluppando sistemi di monitoraggio proattivo e tecnologie di intelligenza artificiale capaci di intercettare schemi anomali di traffico dati. La condivisione di informazioni in tempo reale tra enti nazionali e internazionali diventa ora l’arma principale per prevenire nuove ondate di attacchi.
Inoltre, la recente operazione rappresenta un precedente giurisprudenziale importante per il contrasto del cybercrime, confermando la possibilità di azioni penali anche contro semplici sostenitori od operatori periferici della rete criminale.
Sintesi e riflessioni finali
Lo smantellamento del gruppo hacker russo Noname057 rappresenta un punto di svolta nel contrasto al cybercrime. L’operazione di Europol, Eurojust, FBI e delle autorità di 19 Paesi segna una storica collaborazione per la sicurezza informatica internazionale. Arresti, disattivazione di server, notifiche di responsabilità penale: le azioni intraprese costituiscono un modello d’intervento da replicare contro nuove minacce emergenti.
Tuttavia, la sfida resta aperta: la lotta contro il cybercrime richiederà innovazione, costante vigilanza e una cooperazione sempre più stretta tra le nazioni. La popolazione europea e mondiale è stata testimone della vulnerabilità dei sistemi digitali, ma anche della forza delle istituzioni quando operano unite per difendere i valori della sicurezza, della libertà e della convivenza civile.