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Referti medici in IA: i rischi secondo il Garante Privacy

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Allarme sull'uso delle piattaforme di intelligenza artificiale per i dati sanitari e la necessità di tutela e intermediazione umana

Referti medici in IA: i rischi secondo il Garante Privacy

Indice

1. Introduzione: Il contesto della segnalazione del Garante 2. L'uso crescente della IA nella sanità italiana 3. Referti medici e intelligenza artificiale: le preoccupazioni principali 4. Privacy e protezione dei dati sanitari 5. Rischio di diagnosi errate: il ruolo dell'intelligenza artificiale 6. L'importanza dell'intermediazione umana qualificata 7. Le raccomandazioni del Garante Privacy agli utenti 8. Il panorama normativo e la responsabilità dei professionisti 9. L'impatto sociale e culturale dell'automazione delle diagnosi 10. Prospettive future: tra innovazione e sicurezza 11. Sintesi e conclusioni

Introduzione: Il contesto della segnalazione del Garante

Nel panorama della sanità italiana e internazionale, la digitalizzazione procede a grandi passi, spesso sospinta dalle opportunità offerte dalle tecnologie emergenti. In questo scenario di rapido cambiamento, il Garante Privacy – ovvero l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali – ha recentemente lanciato un richiamo formale riguardo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) per l’interpretazione dei referti medici. Roma, 30 luglio 2025: l’avviso del Garante si inserisce in un contesto in cui sempre più cittadini ricorrono a piattaforme digitali, spesso basate su algoritmi di IA, per caricare e interpretare autonomamente referti clinici, senza l’intermediazione di personale medico o esperti del settore. Ma quali sono i reali rischi connessi a questa pratica? E come possiamo garantire, in un’epoca dominata dall’innovazione, la tutela della nostra privacy e la sicurezza dei dati sanitari?

L'uso crescente della IA nella sanità italiana

L’adozione delle nuove tecnologie nei processi di cura e diagnosi si è intensificata, in particolare dal periodo pandemico, quando si è reso necessario ridurre i contatti in presenza e agevolare il ricorso a strumenti digitali. In molti casi, l’intelligenza artificiale si è dimostrata una risorsa preziosa per l’ottimizzazione dei flussi di lavoro, la gestione dei grandi volumi di dati sanitari e l’identificazione preliminare di pattern clinici attraverso software di supporto decisionale. Tuttavia, la facilità di accesso alle piattaforme che promettono analisi automatiche di esami e referti solleva interrogativi cruciali sul controllo, la qualità e la protezione delle informazioni personali inserite in questi sistemi.

Intelligenza artificiale e referti medici: opportunità e rischi

I vantaggi derivanti dall’innovazione tecnologica, soprattutto nell’intelligenza artificiale sanità rischi, sono molteplici. Si va da una diagnosi più rapida alla possibilità di analizzare casi complessi grazie a sistemi di apprendimento automatico, passando per l’automazione di processi che prima richiedevano tempi lunghi e personale dedicato. Tuttavia, come avverte il Garante Privacy, queste stesse opportunità portano con sé insidie non trascurabili, soprattutto quando si tratta di referti medici e intelligenza artificiale.

Referti medici e intelligenza artificiale: le preoccupazioni principali

Uno dei punti chiave evidenziati dal Garante riguarda la scarsa consapevolezza, da parte degli utenti, dei rischi associati al caricamento dei dati sanitari su piattaforme digitali gestite da IA, spesso prive di adeguate garanzie di sicurezza. La facilità con cui è oggi possibile scansionare, caricare e far interpretare il proprio referto attraverso portali online, in assenza di un filtro professionale, può esporre i cittadini ad una perdita di controllo sui propri dati sensibili.

Le piattaforme digitali, in molti casi, operano secondo logiche commerciali, raccogliendo e processando informazioni che, se diffuse impropriamente, possono dare luogo a conseguenze gravi sia a livello personale (ad esempio, discriminazioni o difficoltà in ambito lavorativo e assicurativo) sia a livello sociale, come il rischio di profilazioni massive o utilizzi non autorizzati delle informazioni sanitarie.

Privacy e protezione dei dati sanitari

Uno degli ambiti più delicati è, senza dubbio, quello della privacy dei dati sanitari. L’articolo 9 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) qualifica le informazioni relative alla salute come “categorie particolari di dati”, la cui protezione deve essere rafforzata attraverso misure tecniche e organizzative adeguate. Ciò assume ulteriore importanza nel caso della condivisione digitale perfino via strumenti di IA.

Il rischio di perdita di controllo sui propri dati è tutt’altro che astratto. Una volta che il referto viene caricato su una piattaforma di IA, non sempre è garantito che l’utente possa poi richiederne la cancellazione, o avere certezza che le informazioni non vengano conservate, elaborate o addirittura cedute a terzi, con finalità non chiare o non esplicitamente dichiarate. Da qui la centralità della protezione privacy dati medici, tema che il Garante Privacy ha voluto rimarcare con urgenza e forza nel proprio richiamo.

Fattori di vulnerabilità e minacce emergenti

Nel contesto italiano, la sensibilità attorno ai rischi IA dati sanitari è cresciuta parallelamente all’emergere di minacce come le violazioni di database sanitari, i ransomware e la possibilità di furti di identità attraverso dati clinici. Non è, quindi, un caso che, tra le raccomandazioni prioritarie, il Garante abbia invitato cittadini e professionisti a compiere valutazioni attente prima della condivisione dei propri documenti sanitari su piattaforme digitali non certificate.

Rischio di diagnosi errate: il ruolo dell'intelligenza artificiale

L’altra criticità sollevata dal Garante riguarda la possibilità concreta che l’intelligenza artificiale, autonoma o scarsamente supervisionata, possa generare diagnosi errate. Il rischio maggiore, in queste situazioni, è quello delle cosiddette diagnosi errate intelligenza artificiale, ovvero risposte parziali, distorte o completamente fuori contesto rispetto alla situazione reale del paziente.

Diversi studi scientifici, in ambito europeo e statunitense, hanno dimostrato che il funzionamento degli algoritmi di IA dipende in larga misura dalla qualità e quantità dei dati utilizzati nel training, ma anche dal contesto d’uso e dal grado di personalizzazione dei sistemi. Un algoritmo mal alimentato, che non tenga conto specificamente delle caratteristiche individuali dei pazienti o delle peculiarità dei sistemi sanitari locali, rischia di produrre referti inaccurati o ingannevoli, con ripercussioni potenzialmente gravi per la salute degli individui.

Non solo: mentre il medico umano può interrogarsi, ripetere analisi e contestualizzare le informazioni, l’IA opera sulla base di pattern standardizzati, impossibilitata a gestire le eccezioni in maniera «intelligente» quando si esce da codifiche o situazioni tipiche.

L'importanza dell'intermediazione umana qualificata

È proprio su questo punto che il Garante Privacy insiste maggiormente: nessuna intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, può sostituire l’intermediazione umana qualificata nell’elaborazione dei dati sanitari. Interpretare correttamente un referto medico, collegandolo al quadro clinico, allo storico del paziente e a eventuali altre informazioni anamnestiche, resta prerogativa di personale formato – medici, biologi, tecnici di laboratorio.

La tentazione di affidarsi a soluzioni rapide e «fai da te» deve essere bilanciata dalla consapevolezza che anche una diagnosi apparentemente innocua, se errata, può determinare scelte di cura inappropriate o, al contrario, sottovalutare segnali di allarme che richiederebbero un’intervento specialistico immediato. L’intermediazione umana dati sanitari è, quindi, elemento cardine di una sanità digitale etica, sicura e inclusiva.

Le raccomandazioni del Garante Privacy agli utenti

Nel suo recente comunicato, il Garante Privacy referti medici ha espresso alcune raccomandazioni pratiche per cittadini e professionisti:

* Valutare con attenzione l’opportunità di caricare i propri dati sanitari su piattaforme di intelligenza artificiale non certificate. * Informarsi in modo puntuale sulla destinazione dei dati inseriti: chi è il titolare del trattamento? Dove vengono conservati i dati? Esistono garanzie di protezione contro accessi non autorizzati o perdite accidentali? * Privilegiare, laddove possibile, il confronto con professionisti umani qualificati, prima di prendere decisioni sulla base di referti ottenuti da IA o di seguirne meccanicamente le indicazioni.

Il Garante, inoltre, invita le istituzioni sanitarie e gli operatori del settore a promuovere una maggiore alfabetizzazione digitale dei cittadini, affinché siano in grado di riconoscere i limiti degli strumenti tecnologici e le possibili implicazioni in termini di privacy e accuratezza diagnostica.

Il panorama normativo e la responsabilità dei professionisti

In Italia, la sanità digitale opera in un quadro normativo in evoluzione, che recepisce le indicazioni comunitarie ma che rende necessarie scelte interpretative e applicative puntuali. Recenti linee guida dell’Unione Europea, così come le raccomandazioni dei principali organismi internazionali, sollecitano una maggiore chiarezza circa l’utilizzo degli strumenti di IA in ambito medico, sottolineando la centralità del consenso informato e la responsabilità del professionista sanitario nella gestione dei dati.

Nel caso delle diagnosi effettuate tramite algoritmi, la responsabilità ultima resta in capo al medico, che deve valutare se, quando e come integrare le risultanze dell’IA nel percorso di cura. Il panorama resta tuttavia complesso: l’innovazione tecnologica richiede aggiornamenti normativi costanti, strumenti di monitoraggio e opportune certificazioni delle piattaforme che si propongono di operare nel delicatissimo segmento della salute.

L'impatto sociale e culturale dell'automazione delle diagnosi

La questione non riguarda solo aspetti tecnici o legali: l’automazione della diagnosi, resa possibile dall’intelligenza artificiale, sta modificando profondamente il rapporto tra medico e paziente, la percezione della competenza professionale e il livello di fiducia riposto nei sistemi sanitari. C’è il rischio, secondo alcuni osservatori, che la continua spinta verso soluzioni digitali porti a una medicina «senza volto», in cui il dato prevale sull’ascolto e sulla relazione individuale.

Figura centrale, in questo scenario, il paziente-internauta, che consulta la Rete in cerca di risposte immediate e personalizzate, spesso senza disporre delle competenze necessarie per distinguere ciò che è scientificamente fondato da ciò che è semplicemente generato da algoritmi di IA commerciali. Un rischio di deresponsabilizzazione che può essere ridotto solo investendo in educazione, trasparenza e presidio etico degli strumenti tecnologici.

Prospettive future: tra innovazione e sicurezza

Il futuro prossimo vedrà, con ogni probabilità, una crescente diffusione di strumenti basati su intelligenza artificiale all’interno del settore sanitario, tanto nei processi diagnostici quanto in quelli gestionali, amministrativi e persino predittivi. Sfide e opportunità si muoveranno, di pari passo, sulle direttrici della «protezione privacy dati medici», della robustezza dei sistemi di sicurezza e della capacità di garantire equità e accessibilità a tutti i cittadini.

Un obiettivo da perseguire con urgenza è quello di sviluppare standard tecnici e giuridici a livello nazionale ed europeo, capaci di certificare le piattaforme di IA in ambito sanitario e di garantire una tracciabilità completa dei processi di elaborazione, così da poter valutare e correggere tempestivamente eventuali errori o abusi.

Fondamentale sarà anche il rafforzamento di sinergie tra istituzioni, servizi sanitari, sviluppatori di software e associazioni di tutela dei consumatori, per promuovere buone pratiche e costruire una cultura della sicurezza digitale nel mondo della salute.

Sintesi e conclusioni

L’allarme lanciato dal Garante Privacy intelligenza artificiale evidenzia come il confine tra innovazione e rischio resti sempre molto sottile, soprattutto quando in gioco ci sono la salute e la dignità delle persone. I referti medici e intelligenza artificiale rappresentano una frontiera affascinante e, al tempo stesso, pericolosa se gestita con superficialità o mancanza di consapevolezza.

La protezione dei dati sanitari, la prevenzione di diagnosi errate e la valorizzazione dell’intermediazione umana restano pilastri imprescindibili per una transizione digitale della sanità realmente sicura, inclusiva e rispettosa della privacy dei cittadini. In questa fase di evoluzione, la sfida principale sarà quella di coniugare le enormi potenzialità delle nuove tecnologie con l’esigenza imprescindibile di tutela, responsabilità ed etica, senza lasciare indietro nessuno.

Solo una collaborazione costante tra cittadini, istituzioni e professionisti potrà garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile, evitando che l’innovazione si trasformi in un boomerang potenzialmente dannoso per la società nel suo insieme.

Pubblicato il: 30 luglio 2025 alle ore 15:26