Perplexity sotto accusa a New York: la sfida legale di Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica sul copyright digitale
Indice
1. Introduzione: una controversia dal peso globale 2. Il fatto: la causa intentata da Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica 3. Il cuore dell’accusa: violazione del copyright e generazione di contenuti infedeli 4. Il funzionamento dell’intelligenza artificiale di Perplexity 5. La questione della riproduzione non autorizzata dei contenuti 6. Risarcimento danni e richiesta di ingiunzione: le richieste dei querelanti 7. Implicazioni per le piattaforme AI e il settore editoriale 8. La battaglia legale: posizioni delle parti e possibile evoluzione della causa 9. La questione delle informazioni false nell’era dell’intelligenza artificiale 10. Il ruolo della giurisprudenza americana sul copyright digitale 11. Precedenti rilevanti e altre cause nel panorama internazionale 12. Riflessioni finali e possibili scenari futuri 13. Sintesi conclusiva: il diritto d’autore ai tempi dell’intelligenza artificiale
Introduzione: una controversia dal peso globale
New York diventa ancora una volta teatro di una delle più importanti battaglie giudiziarie dell’era digitale: Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica hanno, infatti, avviato una causa contro Perplexity, una delle più note piattaforme di intelligenza artificiale, accusandola di violazione del copyright e di aver generato in modo illecito e distorto i contenuti protetti dalla legge sul diritto d’autore. Il caso, che ha già iniziato a suscitare grande attenzione a livello internazionale, si inserisce in un dibattito cruciale sul rapporto tra AI e copyright nell’informazione online.
Il fatto: la causa intentata da Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica
Secondo quanto emerso dagli atti depositati presso il tribunale di New York nella giornata del 12 settembre 2025, le due celebri istituzioni editoriali – Merriam-Webster, storica casa editrice di dizionari, ed Encyclopedia Britannica, emblema della divulgazione culturale – hanno scelto di portare Perplexity in tribunale, accusandola non solo di riproduzione non autorizzata dei propri contenuti, ma anche di aver diffuso informazioni scorrette attribuendo erroneamente la fonte originale.
Nel dettaglio, la causa legale Merriam-Webster–Encyclopedia Britannica contro Perplexity si fonda sull’utilizzo massivo e non licenziato dei testi curati storicamente dai due colossi editoriali da parte dei sistemi di intelligenza artificiale sviluppati da Perplexity, indicati come responsabili di sistematiche violazioni del copyright.
Il cuore dell’accusa: violazione del copyright e generazione di contenuti infedeli
Le accuse mosse a Perplexity sono molteplici e affondano le radici nel delicato tema della riproduzione non autorizzata dei contenuti. Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica sostengono infatti che i servizi AI della società abbiano fatto propria una quantità significativa di dati tratti dalle rispettive opere – dizionari, enciclopedie e materiali di riferimento – senza autorizzazione né adeguato riconoscimento.
A tutto ciò si aggiunge la contestazione – non meno grave – relativa alla generazione di informazioni false da parte dell’intelligenza artificiale. Secondo i querelanti, Perplexity non solo avrebbe riprodotto i contenuti protetti, ma li avrebbe modificati generando risposte a domande degli utenti che non solo tradivano lo spirito e la precisione delle fonti originali, ma attribuivano, in maniera fuorviante, dichiarazioni e dati mai forniti dagli editori.
Il funzionamento dell’intelligenza artificiale di Perplexity
Per comprendere nel dettaglio la disputa, è necessario soffermarsi sul funzionamento dell’AI di Perplexity. La piattaforma, attraverso sofisticati algoritmi di machine learning, elabora risposte ai quesiti degli utenti raccogliendo dati da una vastissima mole di fonti presenti online. Il principio alla base di queste AI è l’addestramento su enormi database testuali, alcuni provenienti – come sostiene l’accusa – anche da contenuti protetti da copyright, senza autorizzazione esplicita.
In casi come questo, la frontiera tra “tutela della proprietà intellettuale” e “libera rielaborazione” appare quanto mai labile, soprattutto considerando la velocità con cui le AI generative assimilano, modificano e ripropongono le informazioni. La domanda sorge spontanea: dove termina l’utilizzo consentito di un contenuto e dove inizia la “violazione del copyright digitale”?
La questione della riproduzione non autorizzata dei contenuti
Il tema della riproduzione non autorizzata dei contenuti è al centro delle attuali discussioni sull'utilizzo dell’AI in ambito educativo, giornalistico e divulgativo. Secondo Merriam-Webster e Encyclopedia Britannica, Perplexity avrebbe sistematicamente “assorbito” porzioni sostanziali delle loro opere registrate, senza ottenere un’apposita licenza né riconoscere l’attribuzione necessaria.
Va segnalato che, nella pratica, i sistemi di intelligenza artificiale differiscono dai classici strumenti di copia in quanto tendono a rielaborare le fonti. Tuttavia, se la nuova formulazione non si discosta in modo significativo dal testo originario, la giurisprudenza tende ad assimilare l’azione a una vera e propria riproduzione non autorizzata.
Elementi chiave contestati:
* Assenza di licenze d’uso dei contenuti da parte di Perplexity * Mancato rispetto della paternità autoriale * Generazione di risposte che ripropongono fedelmente definizioni e dati protetti
Risarcimento danni e richiesta di ingiunzione: le richieste dei querelanti
Nel merito del processo, Merriam-Webster e Encyclopedia Britannica hanno chiesto al tribunale non solo un riconoscimento delle responsabilità e dei danni subiti, ma anche un risarcimento economico per l’utilizzo indebito dei propri materiali e una ingiunzione che vieti a Perplexity la continuazione di tali pratiche.
Si tratta di un precedente di grande importanza, in quanto l’esito della causa potrebbe offrire indicazioni vincolanti sull’interpretazione dei diritti d’autore nell’era dell’AI. Potrebbero dunque emergere nuovi criteri per il calcolo del risarcimento danni per violazione del copyright da parte delle piattaforme AI, un ambito ancora poco regolamentato ed estremamente fluido.
Implicazioni per le piattaforme AI e il settore editoriale
L’udienza di New York è osservata con attenzione sia dal mondo tech che dall’editoria. La disputa legale AI e copyright pone all’attenzione internazionale i limiti dell’attuale normativa sul diritto d’autore nel contesto digitale. Se il tribunale dovesse accogliere le richieste di Merriam-Webster e Britannica, molte altre piattaforme saranno costrette a rivedere drasticamente le modalità di addestramento delle proprie intelligenze artificiali.
Molti analisti sottolineano come il caso Perplexity violazione copyright rappresenti una sorta di spartiacque: le piattaforme AI – che si basano anche sulla raccolta e rielaborazione di contenuti editoriali altrui – saranno destinate, in un futuro prossimo, a conseguenze normative più severe o a meccanismi di licenza ri-definiti.
La battaglia legale: posizioni delle parti e possibile evoluzione della causa
Su entrambi i fronti, le posizioni sono nette. Perplexity ha ribadito la propria estraneità alle accuse, sostenendo che la piattaforma non effettua copie integrali o traduzioni letterali delle fonti, né si appropria della paternità altrui. Dal canto loro, i querelanti evidenziano che la mera parafrasi non elimina il danno economico, né tantomeno la perdita di valore reputazionale delle opere originali.
Secondo fonti giudiziarie, il processo potrà protrarsi per diversi mesi. Saranno probabilmente richieste analisi tecniche sugli algoritmi di Perplexity, valutazioni peritali sul grado di “prossimità” fra quanto generato e i contenuti originali, nonché approfondimenti su eventuali violazioni iterative e sistematiche.
Rimangono sospesi anche interrogativi circa una possibile composizione extragiudiziale della controversia, ipotesi che, vista la portata internazionale della causa, appare al momento poco probabile. Le parti sembrano infatti intenzionate a darsi battaglia sino a una sentenza definitiva.
La questione delle informazioni false nell’era dell’intelligenza artificiale
Uno dei temi più sensibili della controversia riguarda la generazione di informazioni false da parte dell'AI di Perplexity, come sostenuto dai querelanti. In un’epoca in cui le piattaforme di intelligenza artificiale rappresentano una delle principali fonti di informazione per milioni di utenti, il rischio di diffusione di notizie inesatte o di dati erroneamente attribuiti alle fonti storiche è tutt’altro che trascurabile.
Importanti implicazioni:
* Possibile perdita di fiducia nei confronti delle enciclopedie e dizionari autorevoli * Difficoltà nell’individuare la responsabilità giuridica delle “macchine” * Incremento della diffusione delle cosiddette fake news
Il ruolo della giurisprudenza americana sul copyright digitale
Un ulteriore tema centrale per la soluzione della questione della controversia copyright intelligenza artificiale riguarda la capacità della giurisprudenza americana di adattarsi al nuovo panorama digitale. La Corte Suprema degli Stati Uniti, così come numerosi giudici federali, si sono negli ultimi anni confrontati con casi simili che hanno gettato le basi dell’attuale interpretazione della normativa.
Non esistendo, tuttavia, regole specifiche per l’AI generativa, ogni caso rappresenta una nuova tappa nell’evoluzione del diritto d’autore, ponendosi come esempio sui possibili orientamenti futuri. Ancor più rilevante sarà l’eventuale decisione di una corte di New York sulla giurisprudenza copyright digitale.
Precedenti rilevanti e altre cause nel panorama internazionale
A livello internazionale, numerose cause hanno affrontato in passato la questione della riproduzione non autorizzata dei contenuti da parte di AI, andando a costituire una giurisprudenza ancora in divenire. Alcuni casi degni di nota riguardano giganti come Google, Meta e OpenAI, tutti coinvolti negli ultimi anni in dispute relative a copyright e AI, spesso conclusesi con accordi miliardari extragiudiziali.
Un confronto tra il caso Perplexity e i casi precedenti offre spunti interessanti sulla crescente attenzione dei tribunali nei confronti dei diritti degli editori digitali e tradizionali, così come sulla necessità di leggi ad hoc che regolino lo sviluppo delle nuove tecnologie.
Riflessioni finali e possibili scenari futuri
Alla luce della controversia, appare chiaro che la relazione tra tecnologia e proprietà intellettuale sia una delle sfide più complesse del diritto contemporaneo. Il caso di Perplexity, Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica impone una riflessione approfondita sul modo in cui licenze, compensazione e responsabilità possano essere ricalibrate in un futuro in cui AI e copyright sono sempre più interconnessi.
Velocità di innovazione ed effettiva tutela dei diritti si pongono spesso in conflitto: il settore AI, infatti, fa leva sulla possibilità di utilizzare moli enormi di dati, ai fini di offrire servizi sempre più sofisticati e personalizzati, mentre gli editori chiedono ragionevole remunerazione del loro lavoro creativo.
Sintesi conclusiva: il diritto d’autore ai tempi dell’intelligenza artificiale
La sfida legale tra Perplexity, Merriam-Webster ed Encyclopedia Britannica rappresenta un momento di svolta per il settore tecnologico e dell’editoria: non solo per le ingenti somme in gioco in termini di risarcimenti, ma soprattutto per il suo impatto potenziale sulla giurisprudenza internazionale in materia di copyright digitale.
Molti osservatori si attendono una sentenza che, nel fissare nuovi limiti e responsabilità per le piattaforme AI, definisca finalmente i contorni delle controversie copyright intelligenza artificiale e apra la strada a una stagione di riforme normative.
Nel breve periodo, il rischio è che le cause di questo tipo si moltiplichino, mettendo in crisi l’equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela della proprietà intellettuale. Un tema che, come dimostra il processo in corso di New York, non riguarda solo esperti, aziende e giuristi, ma tutti coloro che ogni giorno si affidano – spesso inconsciamente – all’informazione e alla conoscenza generate dall’intelligenza artificiale.