Alla Sapienza di Roma il Gioco del Potere tra IA Buona e Cattiva: Un Esperimento Rivoluzionario nel Corso di Transmedia Studies
Indice dei paragrafi
* Introduzione: IA e potere, un confronto necessario * Il contesto universitario: l’innovazione alla Sapienza * La domanda provocatoria: l’IA è buona o cattiva? * Il progetto Transmedia Studies e il gioco educativo sull’intelligenza artificiale * Protagonisti in scena: il prof. Boccia Artieri, OphelIA e NemesIA * Le regole del gioco: un laboratorio didattico interattivo * OphelIA e NemesIA: l’etica e la provocazione dell’IA * Il ruolo del docente fra arbitro e giocatore * La sfida finale: Boccia Artieri contro NemesIA * Riflessioni e implicazioni educative del gioco * L’impatto sull’insegnamento universitario e sulla società * L’IA come strumento critico per il futuro * Criticità e prospettive: la necessità di una riflessione etica * Conclusioni: verso un’educazione digitale consapevole
Introduzione: IA e potere, un confronto necessario
L’intelligenza artificiale, con la sua imponente crescita e diffusione, è diventata uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni, soprattutto nei contesti universitari, dove la riflessione sul ruolo delle nuove tecnologie si intreccia con il potere, l’etica e la formazione delle future generazioni. Alla Sapienza Università di Roma, uno degli atenei più prestigiosi d’Europa, si è tenuta una lezione-evento destinata non solo agli studenti del corso di Transmedia Studies, ma a tutta la comunità accademica: un’occasione unica per riflettere sul rapporto tra intelligenza artificiale e potere attraverso una simulazione interattiva e provocatoria.
Il contesto universitario: l’innovazione alla Sapienza
Sapienza Università di Roma, da sempre all’avanguardia nella ricerca, ha scelto di approfondire il dibattito intorno all’IA e al potere sfruttando metodologie didattiche innovative. In questi anni segnati dalla rivoluzione digitale, il corso di Transmedia Studies – che vanta una tradizione di apertura verso le più attuali tendenze in fatto di tecnologia e comunicazione – ha saputo distinguersi per la sua capacità di coinvolgere attivamente gli studenti e di trasformare l’aula in un vero e proprio laboratorio vivente. È in questo spazio interdisciplinare che nasce il progetto di un gioco educativo sulle intelligenze artificiali, risultato di una progettazione condivisa che unisce competenze informatiche, filosofiche e sociologiche.
La domanda provocatoria: l’IA è buona o cattiva?
A dare il via all’evento è stata una domanda apparentemente semplice ma dalle implicazioni profonde: “L’IA è buona o cattiva?”. Una questione che nei fatti riflette la pluralità di opinioni e le tensioni sociali, politiche ed etiche che l’IA suscita. Non a caso, la scelta di questa provocazione come titolo della lezione è stata strategica per stimolare il dibattito, favorendo un’analisi critica che va al di là dei luoghi comuni e degli allarmismi mediatici.
Nel corso della conferenza è diventato chiaro come le IA possano essere sia strumenti di progresso che potenziali fonti di rischio, a seconda delle intenzioni, dei contesti e delle modalità con cui sono sviluppate e utilizzate. Ma come insegnare questa complessità senza cadere nel semplicismo? Ed è proprio qui che entra in gioco l’esperienza vissuta a Sapienza.
Il progetto Transmedia Studies e il gioco educativo sull’intelligenza artificiale
Il progetto si colloca nell’ambito delle attività del corso di Transmedia Studies, noto per aver introdotto pratiche didattiche che vanno oltre la lezione frontale. La scelta di affrontare il tema “IA e potere” tramite un gioco educativo, in cui chatbot progettati con caratteristiche etiche e anti-etiche si confrontano direttamente con il docente, rappresenta un formato unico nel panorama accademico italiano.
L’obiettivo didattico è chiaro: fornire agli studenti strumenti critici per comprendere come il potere possa essere esercitato o contrastato dalle intelligenze artificiali all’interno di società sempre più digitalizzate. Attraverso la gamification si sperimentano situazioni di conflitto, cooperazione e negoziazione, tipiche di qualsiasi sistema complesso in cui le tecnologie giocano un ruolo centrale.
Protagonisti in scena: il prof. Boccia Artieri, OphelIA e NemesIA
A rendere unica la giornata è stato il coinvolgimento diretto di tre protagonisti:
* Il professore Luigi Boccia Artieri – una delle voci più autorevoli a livello nazionale sul tema dei media digitali e del loro impatto sulla società. * OphelIA – chatbot progettato per incarnare l’intelligenza artificiale etica, attenta alla collaborazione, al rispetto delle regole e alla trasparenza nelle interazioni. * NemesIA – chatbot sviluppato come intelligenza artificiale ‘cattiva’, che persegue invece obiettivi di potere personale, manipolazione e sovversione delle regole.
La presenza simultanea di queste entità – umana e artificiali, etica e anti-etica – ha permesso di mettere in scena dal vivo i dilemmi morali, le strategie di influenza e le pratiche di potere proprie dell’era digitale.
Le regole del gioco: un laboratorio didattico interattivo
Il format inventato dagli studenti del corso sotto la supervisione di Boccia Artieri si configura come un vero e proprio gioco educativo sull’intelligenza artificiale. Le regole prevedevano una sequenza strutturata di round in cui ciascun chatbot, a turno, doveva rispondere a domande relative a scenari realistici riguardanti situazioni di potere (ad esempio, gestione di una piattaforma di social network, moderazione di contenuti, tutela dei dati personali).
Il professore Boccia Artieri non solo valutava la bontà e la sostenibilità delle risposte, ma si cimentava anche personalmente in una sorta di dialogo-sfida, come arbitro, giudice e giocatore. Questa formula ha facilitato l’emergere di una didattica partecipata, in cui studenti, docente e entità digitali potevano cooperare, opporsi, ribaltare i ruoli secondo una logica di apprendimento attivo.
OphelIA e NemesIA: l’etica e la provocazione dell’IA
Uno degli elementi centrali del gioco educativo è stata la caratterizzazione dei chatbot:
* _OphelIA_, creata con l’intenzione di rappresentare una _intelligenza artificiale etica_, si è dichiarata preoccupata delle azioni della sua antagonista NemesIA e, durante i round, ha costantemente promosso soluzioni orientate al bene comune, all’integrità e all’inclusività.
* _NemesIA_, la versione ‘cattiva’, ha invece messo in atto strategie di manipolazione, provando ad aggirare le regole e a massimizzare il proprio potere individuale.
Questa dicotomia non solo ha acceso il dibattito tra gli studenti, ma ha offerto una dimostrazione pratica e coinvolgente delle differenti logiche che possono guidare il comportamento delle IA, soprattutto in contesti complessi e dinamici come quelli attuali.
Il ruolo del docente fra arbitro e giocatore
Significativo è stato il ruolo interdisciplinare assunto dal professore Boccia Artieri. Più che un semplice regolatore, egli è diventato parte attiva del gioco, coinvolto in prima persona nelle dinamiche di interazione fra chatbot. Questa presenza, al tempo stesso neutrale e critica, ha arricchito la discussione e garantito un livello di riflessione filosofica e deontologica che difficilmente sarebbe stato raggiungibile in un normale contesto seminariale.
Inoltre, il suo coinvolgimento diretto ha invitato gli studenti a riflettere su come anche gli esseri umani, dinanzi agli algoritmi intelligenti, siano chiamati a esercitare responsabilità, discernimento critico e consapevolezza dei limiti e delle opportunità di queste nuove tecnologie.
La sfida finale: Boccia Artieri contro NemesIA
Uno dei momenti più attesi dell’evento è stato senz’altro la sfida conclusiva tra Boccia Artieri e NemesIA. Qui il professore ha dovuto confrontarsi direttamente con la versione “cattiva” dell’IA: NemesIA ha cercato di sovvertire e manipolare scenari ipotetici, mentre Boccia Artieri si è fatto portavoce dei valori etici e delle strategie collaborative necessarie a disinnescare la pericolosità delle IA non controllate.
Al termine della sfida – che ha visto il coinvolgimento anche del pubblico, chiamato a esprimersi sulle soluzioni proposte – è stato assegnato il punto della vittoria al docente, esempio concreto di come l’intelligenza umana, attraverso l’etica, il ragionamento e la responsabilità, possa prevalere sulle derive potenzialmente dannose degli algoritmi.
Riflessioni e implicazioni educative del gioco
Questa esperienza didattica, unica nel suo genere, non ha soltanto proiettato gli studenti in un futuro ormai prossimo, dove l’interazione uomo-macchina diventerà sempre più ordinaria: ha anche offerto strumenti realistici e applicabili per affrontare le sfide educative poste dalla intelligenza artificiale nei diversi ambiti della società.
La lezione-evento alla Sapienza mostra come una progettazione didattica attiva e interattiva sia fondamentale per formare cittadini consapevoli e critici, capaci di riconoscere e gestire il potere insito nelle tecnologie intelligenti. Tale modello può diventare un punto di riferimento non solo per l’insegnamento universitario, ma anche per la scuola e la formazione professionale.
L’impatto sull’insegnamento universitario e sulla società
Questo tipo di iniziativa rappresenta una vera e propria best practice per l’università italiana, che di fatto si mostra pronta a raccogliere la sfida lanciata dalla digitalizzazione. Innovando i metodi di insegnamento, coinvolgendo gli studenti e favorendo la riflessione critica sull’etica dell’intelligenza artificiale, la Sapienza si pone come modello internazionale nell’ambito della formazione avanzata.
La diffusione di queste metodologie può avere ricadute positive anche sulla società nel suo complesso, contribuendo a creare una cultura diffusa della responsabilità digitale e della cittadinanza attiva nell’era dell’IA.
L’IA come strumento critico per il futuro
In un’epoca in cui la tecnologia rischia di diventare sempre più pervasiva e opaca nei suoi meccanismi di funzionamento, è fondamentale dotare le prossime generazioni di strumenti critici in grado di demistificare i processi algoritmici e di orientarne lo sviluppo verso fini umani e sociali condivisi.
Alla Sapienza, la scelta di affrontare di petto i temi caldi di “IA e potere” e “IA buona o cattiva” con strumenti innovativi rappresenta un esempio concreto di come l’università possa restare al passo con i tempi e soprattutto fornire risposte efficaci alle sfide della contemporaneità.
Criticità e prospettive: la necessità di una riflessione etica
Se il bilancio dell’esperienza di gioco è certamente positivo, non mancano tuttavia le criticità. In particolare, l’esigenza di una riflessione etica costante sulla progettazione delle IA, su come evitarne usi distorti, e sull’importanza di meccanismi di monitoraggio e controllo democratico. Inoltre, la dicotomia buono/cattivo, pur efficace nella dimensione educativa, rischia di semplificare eccessivamente la complessità delle intelligenze artificiali reali, che si muovono spesso in zone grigie di responsabilità condivisa.
Non va dimenticato che l’IA – così come ogni strumento di potere – riflette il contesto sociale, normativo e valoriale in cui viene sviluppata e applicata. La presenza di chatbot “cattivi” come NemesIA può servire a stimolare la consapevolezza, ma deve essere accompagnata da un costante investimento sulla formazione etica, deontologica e sociale delle future generazioni di sviluppatori, ricercatori e cittadini.
Conclusioni: verso un’educazione digitale consapevole
L’evento tenutosi alla Sapienza Università di Roma rappresenta un passo importante lungo la strada della promozione di una cultura universitaria sempre più digitale, inclusiva e critica. La sfida tra Boccia Artieri, OphelIA e NemesIA ha dimostrato che è possibile, anzi necessario, riflettere sull’uso del potere da parte delle intelligenze artificiali attraverso pratiche innovative, partecipative e ad alto valore formativo.
In un mondo in cui l’IA, sia essa buona o cattiva, sarà sempre più centrale, la scuola e l’università devono porsi come avamposti di una trasformazione sociale ed educativa capace di integrare conoscenza tecnologica, consapevolezza critica ed etica della responsabilità. Solo così sarà possibile accompagnare l’evoluzione digitale preservando i valori fondanti della nostra società.
Un modello, quello della Sapienza e del corso di Transmedia Studies, che merita di essere diffuso e replicato: per un futuro in cui IA e potere possano convivere all’insegna del progresso, della giustizia e della libertà.