Crescita dei giovani condannati per violenza di genere a Milano: il ruolo cruciale della scuola nella prevenzione
Indice
* Introduzione: un fenomeno in preoccupante crescita * L'allarme del Tribunale di Milano: i dati sulle giovani generazioni * L’analisi delle statistiche 2024-2025: chi sono gli autori e quali trend? * La trasmissione della cultura patriarcale: radici e meccanismi sociali * La scuola come presìdio educativo per il rispetto e la diversità di genere * Educazione al rispetto: esempi e modelli da altri Paesi europei * Il dibattito politico e sociale sull'introduzione di corsi obbligatori * Le reazioni degli studenti e dei docenti milanesi * Gli effetti attesi sull’incidenza della violenza di genere fra giovani * Raccomandazioni internazionali e buone pratiche nell’educazione di genere * Conclusioni: verso una scuola protagonista della prevenzione
Introduzione: un fenomeno in preoccupante crescita
Negli ultimi anni, la questione della violenza di genere tra giovani adulti assume un rilievo sempre più centrale nel dibattito pubblico italiano. A Milano, in particolare, l'aumento dei giovani condannati per reati di genere costituisce una delle emergenze sociali più pressanti del 2025. Secondo quanto dichiarato dal Presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, «i dati evidenziano una tendenza inquietante: la fascia d’età tra i 18 e i 41 anni vede un netto incremento di reati connessi alla violenza di genere». Questo scenario richiama una riflessione approfondita non solo sulle origini del fenomeno, ma anche sulle azioni necessarie a una sua efficace prevenzione.
L'allarme del Tribunale di Milano: i dati sulle giovani generazioni
Fabio Roia ha illustrato la situazione in occasione di un recente convegno dedicato al tema della violenza di genere giovanile a Milano. Ha sottolineato come, già nel 2024, la percentuale di autori di reati di genere nella fascia 18-41 anni si attestasse al 58% sul totale. Ma è il dato del 2025 a destare maggiore preoccupazione: in un solo anno, questa percentuale è salita al 62%. Uno scostamento di quattro punti percentuali che, nel contesto delle statistiche di violenza di genere tra giovani in Italia, assume significato tangibile e indica una crescita costante del fenomeno nella metropoli lombarda.
«Il dato — sottolinea Roia — è la fotografia di una realtà che si sta aggravando e che non può essere più ignorata dalle istituzioni e dalla società tutta». Gli aumenti dei giovani condannati per violenza di genere a Milano suggeriscono anche una trasmissione culturale di stereotipi e pregiudizi, come testimonia l'affermazione secondo cui la cultura patriarcale è efficacemente trasmessa alle nuove generazioni.
L’analisi delle statistiche 2024-2025: chi sono gli autori e quali trend?
Analizzare i dati permette di comprendere meglio chi sono i giovani coinvolti nei reati di violenza di genere e quali motivazioni si celano dietro l’incremento. La fascia considerata comprende soggetti sia maschili che femminili, anche se nella stragrande maggioranza dei casi gli autori sono uomini. I reati più frequenti sono:
* maltrattamenti in famiglia, * stalking, * violenza sessuale, * minacce e atti persecutori.
All’interno del Tribunale di Milano si registra anche una maggiore attenzione alle situazioni di recidiva, con un numero crescente di giovani adulti che, nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, ricadono in comportamenti violenti. Questo lascia intendere la necessità di nuove strategie di prevenzione nella scuola e nella società, così da interrompere la spirale recidivante della violenza di genere giovanile.
Dalle statistiche ufficiali emerge inoltre che:
* Il 30% degli autori è rappresentato da giovani tra i 18 e i 25 anni. * Le vittime sono principalmente donne coetanee o familiari strette. * In molti casi, i crimini avvengono all'interno di contesti sentimentali o durante relazioni terminate in modo conflittuale.
Gli esperti del Tribunale di Milano sulla violenza di genere sottolineano come il problema affondi radici profonde nel tessuto sociale e richieda azioni coordinate su più livelli.
La trasmissione della cultura patriarcale: radici e meccanismi sociali
Secondo il Presidente Roia, una parte significativa della problematica è da ricondursi alla persistenza della cultura patriarcale che si trasmette alle nuove generazioni. Nonostante decenni di conquiste sociali, stereotipi e concezioni sulla supremazia maschile rimangono radicati in molte famiglie e comunità. Essi si manifestano anzitutto attraverso:
* La suddivisione tradizionale dei ruoli in famiglia * La concezione della femminilità legata alle idee di sottomissione o debolezza * Un sistema mediatico che, spesso, veicola modelli maschili aggressivi * La scarsa rappresentanza femminile nei ruoli di comando e decisionali
La combinazione di questi fattori, assieme a una scarsa alfabetizzazione emotiva, favorisce la perpetuazione della violenza sessista tra giovani. In assenza di interventi strutturali, la trasmissione intergenerazionale di tali credenze resta un vettore potente di reiterazione del fenomeno.
La scuola come presìdio educativo per il rispetto e la diversità di genere
Proprio per contrastare la cultura patriarcale alla radice, crescono le richieste di rendere la scuola un presidio di educazione al rispetto tra generi. Il Tribunale di Milano ha quindi proposto l’introduzione di corsi scolastici finalizzati all’insegnamento del rispetto e della diversità di genere, da inserire nei curricoli delle scuole secondarie e superiori.
L’obiettivo di questi corsi sarebbe quello di:
* Sviluppare l’empatia e le competenze emotive tra i giovani * Decostruire pregiudizi e stereotipi sessisti * Riconoscere i segnali della violenza di genere * Favorire la cultura dell’ascolto e dell’accoglienza della diversità * Promuovere comportamenti non violenti e una comunicazione sana
Numerosi studi dimostrano che una maggiore consapevolezza sui temi della parità e del rispetto nelle scuole riduce nei giovani la tendenza ad agire comportamenti violenti o discriminatori.
Educazione al rispetto: esempi e modelli da altri Paesi europei
Per rafforzare l’efficacia dei corsi, molti esperti suggeriscono di ispirarsi a quanto avviene nei Paesi scandinavi o nell’Europa occidentale. In Svezia, ad esempio, l’educazione di genere è materia obbligatoria sin dalle elementari. In Spagna, a seguito di preoccupanti dati sulla violenza di genere tra adolescenti, sono stati adottati percorsi trasversali che prevedono la collaborazione fra insegnanti, psicologi e associazioni del terzo settore.
Le azioni maggiormente efficaci risultano essere:
* Laboratori esperienziali di teatro educativo * Simulazioni di situazioni relazionali e gestione del conflitto * Coinvolgimento delle famiglie nei percorsi formativi * Sportelli di ascolto psicologico integrati nella scuola
L’esperienza internazionale suggerisce, quindi, che la prevenzione della violenza di genere parta dai banchi di scuola e si sviluppi con continuità fino all’ingresso nella vita adulta.
Il dibattito politico e sociale sull'introduzione di corsi obbligatori
Nonostante il consenso crescente, l’introduzione di corsi scolastici sulla diversità di genere non è esente da polemiche. Alcuni gruppi sociali, infatti, temono che l’educazione di genere possa «invadere» l’autonomia educativa delle famiglie o promuovere “ideologie” estranee alla realtà italiana. I sostenitori, dall’altra parte, ritengono invece che simili insegnamenti siano uno strumento indispensabile per contrastare la diffusione della cultura patriarcale tra giovani.
Il Ministero dell’Istruzione, nel 2025, ha avviato una fase di consultazione pubblica con l’obiettivo di:
* Raccogliere il parere di studenti, insegnanti e genitori * Definire gli standard minimi dei corsi di educazione al rispetto * Individuare le migliori prassi già in atto sul territorio nazionale
A Milano, il dibattito è particolarmente vivo: associazioni per la parità di genere, istituzioni scolastiche e amministrazioni locali concordano sull’urgenza di un intervento strutturato ma invitano a non sottovalutare la necessità di formazione specifica per i docenti.
Le reazioni degli studenti e dei docenti milanesi
Le prime sperimentazioni attivate in alcune scuole superiori di Milano mostrano risultati incoraggianti, ma anche la necessità di un costante monitoraggio. Gli studenti si dichiarano generalmente favorevoli a corsi che insegnino il rispetto e la diversità di genere. Dalle interviste raccolte emerge la richiesta di:
* Maggiore spazio ai temi della parità nell’orario scolastico * Attività laboratoriali e partecipative invece delle sole lezioni frontali * Dialogo diretto con esperti e operatori del settore
I docenti, invece, evidenziano la necessità di ricevere formazione specifica e strumenti operativi utili per gestire con efficacia temi così delicati e per rispondere adeguatamente alle domande degli studenti sulle differenze di genere e sulle dinamiche di violenza. Alcuni chiedono anche supporto psicologico specialistico, specie nei casi in cui emergano situazioni di disagio o vissuti personali legati a maltrattamenti o abusi.
Gli effetti attesi sull’incidenza della violenza di genere fra giovani
Tutti gli esperti concordano nel ritenere che l’introduzione di corsi di prevenzione della violenza di genere nelle scuole sia potenzialmente un fattore chiave per ridurre, a medio e lungo termine, l’incidenza dei reati tra i giovani. Studi internazionali affermano che:
* I giovani che partecipano a programmi di educazione al rispetto sono meno inclini a compiere atti violenti o discriminatori * Le ragazze acquisiscono maggiore consapevolezza dei propri diritti e dei segnali di abuso * La presenza di sportelli di ascolto e sostegno nelle scuole favorisce le denunce precoci e la fuoriuscita da situazioni di violenza
Secondo una recente indagine, nelle regioni italiane dove sono state avviate iniziative simili, la recrudescenza dei reati di genere tra giovani è diminuita del 12% nell’arco di cinque anni. Il Tribunale di Milano auspica che tale modello possa essere esteso a livello nazionale.
Raccomandazioni internazionali e buone pratiche nell’educazione di genere
Anche le principali organizzazioni internazionali — UNESCO, OMS, Consiglio d’Europa — ribadiscono l’importanza di introdurre sistematicamente programmi di sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere negli istituti scolastici. Le raccomandazioni principali sono:
1. Realizzare curricula che integrino la prospettiva di genere in tutte le discipline. 2. Formare il personale scolastico sulla gestione dei conflitti e delle dinamiche sessiste. 3. Sostenere percorsi di auto-consapevolezza e autostima per gli studenti e le studentesse. 4. Favorire una collaborazione continua tra scuola, famiglia e territorio.
Sul territorio milanese, molte scuole stanno già sperimentando reti solidali con centri antiviolenza, associazioni di promozione sociale e consultori territoriali, dimostrando che l’alleanza educativa può essere un potente antidoto alla diffusione della violenza giovanile.
Conclusioni: verso una scuola protagonista della prevenzione
In un contesto come quello milanese, dove i dati sulla violenza di genere tra giovani sono crescenti e allarmanti, la scuola si conferma istituzione chiave per promuovere un cambiamento culturale duraturo. Se da un lato la trasmissione della cultura patriarcale sembra rafforzarsi nelle nuove generazioni, dall’altro la crescita della consapevolezza e l’attivazione di percorsi formativi dedicati alla diversità di genere aprono spiragli di speranza.
Per affrontare davvero questa emergenza sociale, è indispensabile unire la forza delle istituzioni, la volontà delle comunità educanti e la partecipazione attiva dei giovani. Solo una strategia integrata, che comprenda educazione al rispetto nelle scuole, formazione dei docenti e promozione della diversità può invertire la tendenza e costruire una società più equa per le future generazioni. La città di Milano e il suo Tribunale lanciano oggi un appello forte: prevenire la violenza di genere è possibile, partendo dalla scuola.