Volontariato: ora le competenze sono certificate e riconosciute dal mercato del lavoro
Indice
* Introduzione: valorizzare il volontariato nella società attuale * La cornice normativa: il decreto sulla certificazione delle competenze nel volontariato * Cos’è la certificazione delle competenze volontariato * Formazione non formale volontariato: tra apprendimenti e nuove sfide educative * Il riconoscimento legale delle competenze acquisite * Dal volontariato al mercato del lavoro: il valore aggiunto nel curriculum * Tipologie di competenze trasversali sviluppabili tramite il volontariato * Come si ottiene il certificato competenze lavoro attraverso il volontariato * Esperienze e testimonianze: storie di successo * Impatti sulle organizzazioni e sull’occupabilità * Sfide e prospettive future della certificazione delle competenze volontariato * Sintesi e conclusioni
Introduzione: valorizzare il volontariato nella società attuale
Nel contesto sociale e lavorativo odierno, il volontariato rappresenta una risorsa preziosa sia per chi vi partecipa sia per la collettività. Fino a pochi anni fa, però, le attività svolte all’interno del terzo settore venivano spesso considerate marginali ai fini del curriculum e non conferivano un riconoscimento formale delle competenze acquisite. Oggi, grazie a un recente decreto, le cose cambiano decisamente: la certificazione competenze volontariato diventa realtà.
Questa svolta normativa non solo valorizza l’esperienza personale, ma la trasforma in un vero e proprio patrimonio spendibile sul mercato del lavoro. La formazione non formale volontariato viene quindi finalmente riconosciuta come leva strategica per lo sviluppo professionale.
La cornice normativa: il decreto sulla certificazione delle competenze nel volontariato
Il quadro legislativo si è recentemente arricchito di un importante dispositivo: il decreto certificazione volontariato, emanato nell’ottobre 2024, che stabilisce le modalità attraverso cui le competenze maturate nel terzo settore possono essere valutate e formalmente riconosciute. Questo decreto si inserisce nel più ampio processo nazionale di riconoscimento delle competenze trasversali e di valorizzazione dell’apprendimento informale e non formale.
La normativa prevede che, al termine di specifiche esperienze di volontariato, sia possibile richiedere il rilascio di un attestato che certifica le competenze acquisite, previa valutazione da parte di enti accreditati. Un passaggio che trasforma radicalmente il modo in cui si guarda all’impegno nelle organizzazioni non profit.
Cos’è la certificazione delle competenze volontariato
Ma cosa si intende esattamente con “certificazione competenze volontariato”? Si tratta di un processo attraverso cui le attività, i compiti svolti e le responsabilità assunte nell’ambito del volontariato vengono analizzate, valutate e formalmente riconosciute al pari delle esperienze lavorative o di studio tradizionali.
Il volontariato, infatti, non è solo generosità o dedizione, ma anche capacità di problem solving, gestione dei gruppi, organizzazione eventi, comunicazione, public speaking, digitalizzazione dei processi, resistenza allo stress e tanto altro. Con la certificazione il bagaglio di conoscenze, abilità e atteggiamenti viene tradotto in un linguaggio condiviso con il mondo aziendale e della pubblica amministrazione.
Formazione non formale volontariato: tra apprendimenti e nuove sfide educative
La formazione non formale volontariato è il punto in cui la dimensione civica incontra quella educativa. Le numerose associazioni presenti in Italia sono veri e propri laboratori di apprendimento: i volontari, infatti, vivono esperienze significative di crescita personale e professionale al di fuori degli schemi tradizionali della formazione.
*L’apprendimento informale volontariato* si manifesta quotidianamente, attraverso il confronto con situazioni inedite, la risoluzione di problemi concreti, la gestione di gruppi compositi, l’ascolto e il supporto ai più fragili. Queste competenze trasversali costituiscono oggi un valore aggiunto anche dal punto di vista lavorativo, poiché rispondono alla domanda crescente di profili poliedrici e adattivi richiesta dal mercato.
Il riconoscimento legale delle competenze acquisite
Uno degli aspetti più innovativi del decreto riguarda il riconoscimento legale competenze volontariato: finalmente chi presta opera gratuita può vedere ufficialmente riconosciuta e validata la propria esperienza anche al di fuori del mondo associativo. Questo ha conseguenze pratiche immediate:
* Il volontariato curriculum lavoro può essere inserito in maniera strutturata, certificata e valorizzata nei processi di selezione. * A parità di titolo di studio, la presenza di un *certificato competenze lavoro* legato ad esperienze di volontariato può determinare un vantaggio competitivo. * Le università, le scuole e altre agenzie formative devono adeguarsi a una nuova logica di valutazione delle competenze acquisite fuori dai percorsi formali.
Questo riconoscimento legale supera finalmente quell’antica dicotomia tra sapere teorico e sapere pratico, promuovendo così una visione olistica della crescita personale e professionale.
Dal volontariato al mercato del lavoro: il valore aggiunto nel curriculum
Inserire il volontariato nel curriculum non è più solo una scelta etica, ma un elemento strategico. Le imprese, infatti, sono sempre più attente non solo alle competenze tecniche, ma anche alle cosiddette *soft skills* o competenze trasversali volontariato, spesso maturate proprio in ambito non formale.
Tra i principali vantaggi per chi certifica il proprio percorso di volontariato:
* Maggiore credibilità nel presentare esperienze extracurriculari. * Capacità di dimostrare con prove oggettive le competenze dichiarate. * Possibilità di accedere a posizioni lavorative dove la responsabilità, la gestione di situazioni complesse o il coordinamento sono prerequisiti fondamentali.
Molti recruiter confermano che la presenza di esperienze di volontariato certificate rappresenta spesso un discrimine positivo nelle selezioni, soprattutto nell’ambito delle organizzazioni internazionali, ONG, cooperative e imprese sociali.
Tipologie di competenze trasversali sviluppabili tramite il volontariato
L’esperienza di volontariato, soprattutto quando prolungata e strutturata, permette di sviluppare un ampio ventaglio di competenze trasversali, sempre più richieste sul mercato del lavoro. Fra queste ricordiamo:
* Capacità organizzativa: pianificazione eventi, gestione progetti, coordinamento risorse. * Problem solving: affrontare imprevisti, trovare soluzioni rapide, flessibilità mentale. * Competenze relazionali: comunicazione efficace, mediazione, gestione conflitti, ascolto attivo. * Leadership e lavoro di gruppo: motivare altri volontari, guidare team, promuovere collaborazione. * Autonomia e responsabilità: capacità decisionale, assunzione di responsabilità, gestione dello stress. * Innovazione e digitalizzazione: uso di strumenti tecnologici, social media, gestione piattaforme online.
Queste competenze si riflettono positivamente sia nelle professioni più tradizionali sia nei nuovi lavori digitali e nel terzo settore.
Come si ottiene il certificato competenze lavoro attraverso il volontariato
Il percorso per ottenere la certificazione competenze volontariato prevede diversi step:
1. Documentazione: il volontario raccoglie attestazioni, referenze e una descrizione dettagliata delle attività svolte. 2. Richiesta: si inoltra la domanda presso un ente accreditato, di solito collegato alle regioni, ai centri per l’impiego o alle piattaforme digitali istituite dal Ministero del Lavoro. 3. Valutazione: tramite colloquio, analisi della documentazione e, se necessario, prove pratiche o test, viene valutato il livello delle competenze acquisite. 4. Certificazione: rilascio del *certificato competenze lavoro*, valido su tutto il territorio nazionale e, in molti casi, anche nei paesi dell’Unione Europea.
Le piattaforme regionali e i Centri per il Volontariato supportano i candidati nella redazione del portfolio esperienziale, nell’individuazione delle competenze chiave e nell’orientamento verso i percorsi più adatti.
Esperienze e testimonianze: storie di successo
Numerosi volontari hanno già beneficiato del riconoscimento competenze volontariato. Ad esempio, Marta, 28 anni, dopo aver prestato servizio in un’associazione di protezione civile, ha ottenuto la certificazione delle sue competenze manageriali e ora lavora come coordinatrice eventi in una multinazionale.
Luca, invece, dopo cinque anni come volontario presso un centro per minori, ha visto riconoscere le sue competenze relazionali e organizzative: oggi è educatore professionale e sostiene che “la spinta data dal certificato è stata decisiva nei colloqui di lavoro”.
*Gli enti accreditati e la rete associativa confermano che la nuova normativa ha portato maggiore motivazione tra i volontari, più attenzione alla formazione interna e migliori strumenti di valutazione delle performance.*
Impatti sulle organizzazioni e sull’occupabilità
Le conseguenze della riforma della certificazione competenze volontariato sono evidenti anche a livello delle organizzazioni:
* Riconoscimento ufficiale del valore formativo delle attività associative. * Più incentivi nel proporre corsi di aggiornamento e formazione interna. * Maggiore attrattività per i giovani che vogliono costruire un profilo competitivo già durante gli studi.
Per il mercato del lavoro, la novità rappresenta un’ulteriore occasione per reclutare talenti dotati di competenze concrete e comprovate anche nella gestione delle relazioni umane e nella capacità di adattamento.
Sfide e prospettive future della certificazione delle competenze volontariato
Nonostante l’entusiasmo, permangono alcune sfide. In primis, la necessità di uniformare gli standard di valutazione tra i diversi territori e tra le differenti tipologie di volontariato. La formazione non formale volontariato, infatti, può variare molto in base al contesto e agli obiettivi specifici delle associazioni.
Sarà necessario investire nella formazione dei valutatori, nella sensibilizzazione delle imprese e delle agenzie pubbliche circa il valore del *riconoscimento legale competenze volontariato*, e nel monitoraggio dei reali impatti occupazionali.
Nel medio periodo, tuttavia, la certificazione delle competenze volontariato potrebbe diventare uno standard adottato non solo nel terzo settore ma anche in altri contesti di apprendistato e lavoro informale, contribuendo a una società più inclusiva e a un mercato del lavoro più meritocratico.
Sintesi e conclusioni
In conclusione, il recente decreto che disciplina la certificazione competenze volontariato segna un passaggio fondamentale per la crescita del capitale umano nel nostro Paese. Trasformando il volontariato in uno strumento di reale valorizzazione professionale, l’Italia si allinea alle migliori pratiche europee nel campo del riconoscimento delle competenze non formali e informali.
Per le associazioni, per i volontari, per le imprese e per chi opera nei processi di selezione, si apre una nuova stagione all’insegna della trasparenza e della spendibilità delle esperienze maturate “sul campo”. Sfruttare questa opportunità significa creare una società più equa, dove l’impegno civico trova finalmente un riconoscimento concreto anche nel mondo del lavoro.
Resta fondamentale la necessità di informare, formare e sensibilizzare tutte le parti coinvolte, affinché la certificazione delle competenze volontariato diventi una leva reale per l’occupabilità e l’inclusione sociale. In una parola, una vera conquista per il futuro di tutti.