Patrizio Maggio e la vertigine dell’identità: “Assassina”, il noir che brucia come un piatto di spaghetti
Indice
1. Il sapore del crimine: tra cucina e indagine 2. L’eroe imperfetto e la città come specchio morale 3. Emanuela, Luisa, la doppia ombra del femminile 4. La verità come combustione: quando il noir diventa specchio politico
1. Il sapore del crimine: tra cucina e indagine
Nel romanzo _Assassina_, Patrizio Maggio fonde il sapore della narrativa noir con l’intensità sensoriale della cucina mediterranea, trasformando ogni scena in un duello tra istinto e intelletto, tra appetito e colpa. L’opera si apre con una voce che sa di sud, quella di Pasquale Traversa, vice commissario barese infiltrato nei ristoranti d’Italia e del Mediterraneo, chiamato a indagare dove la giustizia ufficiale non può arrivare. È un poliziotto anomalo: preferisce la padella alla pistola, il ragù al verbale, il profumo del sugo al tanfo del sangue.
Maggio costruisce così una parabola in cui il cibo diventa linguaggio investigativo, rito e trappola. La celebre “_pasta all’assassina_” – piatto simbolo di Bari, preparato con spaghetti bruciati nella salsa di pomodoro – è al tempo stesso una metafora e un presagio: il sapore della bruciatura è quello della verità che emerge solo dopo essere passata nel fuoco.
L’autore fa muovere Traversa come un moderno Serpico pugliese, sospeso tra ironia e fatalismo, immerso in un’umanità contraddittoria fatta di poliziotti corrotti, criminali raffinati e donne indecifrabili. L’incipit, ambientato in un ristorante stellato milanese, ha il passo cinematografico di un thriller d’autore: coltelli che luccicano come armi, suoni di padelle che diventano battiti d’ansia, gesti lenti che preannunciano la violenza. In quel luogo “dove i coltelli sembrano più pericolosi degli sguardi”, la cucina è teatro di una guerra invisibile.
Tre omicidi scuotono il ristorante “Il Fusto”, dove Traversa si infiltra come aiuto cuoco: un sommelier, una sous-chef e un cameriere. Tutti uccisi in modo pulito, chirurgico, senza testimoni. L’indagine non segue la logica del commissariato, ma quella del cuoco: osservare, assaggiare, intuire. Ogni indizio è un ingrediente che va dosato, ogni sospetto un aroma da lasciare sobbollire. Maggio restituisce l’atmosfera di una cucina come microcosmo sociale – gerarchico, rituale, feroce – dove il delitto si mescola alla passione.
Con _Assassina_, la tavola e il delitto diventano due facce dello stesso appetito: il desiderio di controllo, di possesso, di conoscenza. È un romanzo che si legge col naso, con lo stomaco e con gli occhi, come un piatto servito su un tavolo che non si può lasciare fino all’ultima briciola.
2. L’eroe imperfetto e la città come specchio morale
Pasquale Traversa è un personaggio che non si dimentica. Barese, disilluso, ironico e sensuale, rappresenta una figura nuova nel panorama del noir italiano: un antieroe mediterraneo che combatte senza ergersi a moralista, e che spesso vince solo per caso. Il suo linguaggio mescola il dialetto con la riflessione amara, il sarcasmo con la compassione. È un uomo che ha imparato a nascondersi dietro i mestoli, ma che dentro conserva una fame di verità impossibile da saziare.
Nel suo passato si intrecciano missioni clandestine tra la Sicilia e la Tunisia, incontri con criminali, politici e donne che gli hanno lasciato ferite più profonde di una pallottola. Maggio alterna flashback e azione con ritmo cinematografico, restituendo un mosaico di memorie che fanno di Traversa un personaggio tridimensionale. Non è un detective, è un uomo che cerca di capire, e che nella comprensione trova la propria condanna.
Milano, dove si svolge gran parte del romanzo, non è la città asettica dei polizieschi tradizionali. È una metropoli carnale e claustrofobica, piena di luci basse e corridoi umidi, dove la vita e la morte si sfiorano a ogni servizio di cucina. La cantina del “Fusto”, luogo simbolico e fisico degli omicidi, diventa un ventre oscuro, un inferno di muffa e vino ossidato in cui si celano tracce di un passato corrotto.
Maggio gioca con i registri linguistici, passando dal ritmo concitato delle sparatorie al lirismo delle pause interiori. Ogni città – Bari, Milano, Roma – riflette una parte della psiche del protagonista: Bari è l’origine e il peccato, Milano è la trappola, Roma è la rivelazione.
Dietro la tensione narrativa si avverte la volontà dell’autore di raccontare un’Italia doppia, dove la criminalità non è solo nei bassifondi ma anche nelle istituzioni, nei rapporti di potere, nei silenzi complici. Pasquale Traversa non combatte soltanto un assassino, ma un sistema di connivenze che si estende oltre il visibile. E nel farlo, come molti eroi del noir classico, finisce per perdere se stesso.
3. Emanuela, Luisa, la doppia ombra del femminile
La vera forza di Assassina sta nella costruzione dei suoi personaggi femminili, e in particolare nella figura di Emanuela, la misteriosa cuoca che entra in scena quando la tensione sembra rallentare. Bella, enigmatica, impenetrabile, Emanuela è al tempo stesso desiderio e minaccia. È lei l’assassina, ma anche la vittima, la donna che vive più di una vita e porta dentro di sé i fantasmi della Storia.
Con lo svelamento finale, Maggio sposta il romanzo dal terreno del giallo a quello del dramma identitario: Emanuela non è chi dice di essere, ma la reincarnazione vivente di Luisa Anna Di Santo, ex modella argentina fuggita da un passato legato alla dittatura di Videla e alle complicità internazionali dei servizi segreti. Attraverso la sua metamorfosi, l’autore costruisce una potente allegoria del corpo femminile come campo di battaglia politico, storico e psicologico.
Luisa/Emanuela incarna la rabbia dei “figli sbagliati”, dei sopravvissuti che si trasformano in carnefici per non essere più vittime. Dietro la sua freddezza c’è una biografia violenta: abusi, manipolazioni, addestramenti militari, torture. La sua identità è una cicatrice, e la cucina – ancora una volta – diventa lo spazio in cui il trauma si sublima in gesto, in calore, in sangue che ribolle.
Nel lungo monologo in cui confessa a Pasquale la propria verità, la tensione narrativa raggiunge l’apice: la pistola puntata, il sedativo nel vino, la pasta che sfrigola in padella come carne viva. È un momento di teatro e di eros, di confessione e condanna. Il piatto “Assassina”, in cui gli spaghetti bruciano nella salsa, diventa rito di riconoscimento reciproco: entrambi, cuoco e killer, si scoprono simili.
Il finale, con l’irruzione della polizia e il ritorno di Laura – ex amante di Pasquale e agente dei servizi – capovolge ancora una volta le prospettive. Nulla è come appare: la vera Emanuela è morta, Luisa ha preso il suo volto, e Laura stessa ha manipolato l’indagine per attirare la criminale in trappola. In questo labirinto di maschere, la verità diventa un atto di violenza, una tortura necessaria.
Maggio firma qui una delle più efficaci rappresentazioni del femminile nel noir italiano contemporaneo: non più figura marginale o decorativa, ma architetta del male e specchio delle contraddizioni sociali. L’assassina non è solo colei che uccide, ma anche chi sopravvive troppo a lungo alla menzogna.
4. La verità come combustione: quando il noir diventa specchio politico
Il merito più grande di Assassina è quello di fondere intrattenimento e memoria storica. Nelle pieghe della trama si nasconde un lavoro di documentazione impressionante: la fuga dei criminali argentini in Europa, le complicità tra Vaticano e dittatura, i legami fra mafia e apparati deviati dello Stato. Maggio, pur senza mai indulgere nel saggio politico, costruisce una narrazione che illumina le zone grigie del potere, là dove la giustizia e il delitto si confondono.
Nel postfazione, l’autore stesso parla di “una verità sfocata, stratificata, come nei giochi di potere che attraversano frontiere, governi, servizi segreti e memorie familiari”. Assassina diventa così un romanzo sulla manipolazione della realtà: il confine tra bene e male è mobile, come la fiamma sotto una padella.
Il titolo assume una doppia valenza: l’assassina è una donna, ma anche una ricetta, un modo di cuocere la pasta fino a bruciarla. È un gesto violento che genera piacere, una distruzione che produce gusto. Così è la verità per Maggio: non si ottiene senza bruciare qualcosa, senza lasciar carbonizzare una parte di sé.
Lo stile dell’autore è rapido, visivo, musicale. Alterna registri comici e lirici, dialoghi dal ritmo filmico e pagine di introspezione quasi poetica. La lingua mescola registri popolari e raffinati, creando un impasto che restituisce il tono autentico del Sud ma con la tensione internazionale del noir europeo. Si avvertono echi di Camilleri e Carlotto, ma anche l’influenza del cinema di Tornatore e delle atmosfere di Gomorra o _Romanzo Criminale_.
Assassina è dunque un’opera di confine: tra romanzo di genere e racconto d’autore, tra il poliziesco e la tragedia morale. Ogni capitolo si chiude come una portata, con un retrogusto che rimane addosso. Il lettore non è mai spettatore neutrale: viene trascinato nella cucina, costretto a sentire il calore del fuoco, a sporcarsi di pomodoro e di sangue.
Il messaggio finale è amaro e potente: “A volte, per cucinare un piatto perfetto, devi farlo bruciare. E forse anche le persone sono così: per migliorare devono bruciarsi.”In questa frase conclusiva si condensa tutta la filosofia del libro. Maggio racconta un’Italia e un’umanità che si purificano solo attraverso la rovina, che trovano la propria verità nel dolore.
Con _Assassina_, Patrizio Maggio conferma una voce originale nel panorama narrativo italiano: un autore capace di fondere il gusto popolare del racconto d’azione con la profondità psicologica e la critica sociale, in un intreccio che parla di amore, giustizia, identità e memoria. Il risultato è un noir sensuale e colto, che profuma di sugo, di sudore e di paura.
Conclusione
“Assassina” non è solo il titolo di un libro, ma il manifesto di una poetica. Patrizio Maggio ci invita a guardare nel fondo della padella — e del cuore umano — per scoprire che la verità, come la pasta che si brucia, è sempre un atto di coraggio. Nel suo romanzo convivono la fame di vita e la fame di giustizia, la sensualità del Sud e il gelo del potere, la confessione e la menzogna. È un’opera che parla dell’Italia di oggi con le armi del noir classico, e che lascia sul palato del lettore un sapore inconfondibile: quello dell’umanità che, per salvarsi, deve attraversare il fuoco.
Il Link del Libro
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