{/* Extracted from Header.astro - Use appropriate classes/styles if animations needed */}

Horiki Katsutomi: il respiro che diventa luce tra arte italiana e filosofia orientale

Your browser doesn't support HTML5 audio

Audio version available

Alla scoperta del viaggio artistico e filosofico di Horiki Katsutomi, tra la Milano contemporanea e l’eredità del Rinascimento italiano, nella prima mostra postuma dedicata all'artista giapponese in Italia

Horiki Katsutomi: il respiro che diventa luce tra arte italiana e filosofia orientale

Indice dei contenuti

* Introduzione: la luce dell’arte che unisce due mondi * La vita tra Oriente e Occidente: Horiki Katsutomi in Italia * Le fonti di ispirazione: il Rinascimento italiano e Piero della Francesca * La filosofia orientale nell’opera di Katsutomi * La mostra postuma a Milano: un ponte tra culture * Linguaggio universale dell’arte: ricerca e sintesi * Dettagli inediti sulle opere e sulle tecniche * Il dialogo continuo tra Italia e Giappone nelle tele di Katsutomi * L’eredità lasciata da Katsutomi a Milano e oltre * Influenza sulla scena artistica contemporanea milanese * Riflessioni critiche e letture sulla mostra * Sintesi finale: il messaggio di una luce oltre il tempo

Introduzione: la luce dell’arte che unisce due mondi

In che modo l’arte può divenire ponte fra culture differenti? È questa la domanda che accompagna i visitatori della *mostra postuma di Horiki Katsutomi* a Milano, conclusa di recente, e che continua a risuonare tra gli appassionati di *arte contemporanea* e cultura internazionale. Katsutomi, artista giapponese di rilevanza internazionale, scomparso nel 2021, ha lasciato un segno profondo non solo per la sua originalità stilistica, ma per aver saputo fondere il rigore della filosofia orientale con la monumentalità dell’arte del Rinascimento italiano, in particolare di Piero della Francesca.

La vita tra Oriente e Occidente: Horiki Katsutomi in Italia

Nato a Tokyo nel 1940, Horiki Katsutomi scelse l’Italia come seconda casa, trasferendosi stabilmente nel Bel Paese nel 1969. Milano fu il centro della sua attività artistica per decenni: qui, immerso tra i fermenti culturali della città, sviluppò una dialettica personale tra la tradizione dell’*arte giapponese* e l’innovazione occidentale. La lunga permanenza di Katsutomi in Italia è stata decisiva per la sua crescita creativa. La sua ricerca artistica ha trovato nutrimento in quel contesto vibrante che, negli anni Settanta, vide la città scaligera aprirsi alle avanguardie, senza mai perdere il filo rosso della memoria culturale e della riflessione identitaria.

Un artista giapponese in Italia: il senso di appartenenza e la distanza

Katsutomi è stato un vero ponte tra mondi: le sue opere riflettevano il desiderio di armonizzare materiali, forme e pensieri tra due civiltà, senza rinunciare ad un profondo senso di appartenenza alle proprie origini. La sua arte, come la sua vita, è sempre apparsa come una navigazione tra la distanza e il dialogo, tra l’antico e il moderno, tra la disciplina orientale e la passione italiana.

Le fonti di ispirazione: il Rinascimento italiano e Piero della Francesca

L’*influenza del Rinascimento italiano sull’arte giapponese* rappresenta una delle linee portanti della produzione di Katsutomi. Fin dagli anni Settanta, l’artista si avvicinò ai capolavori di artisti italiani, con una particolare predilezione per Piero della Francesca. Il rigore prospettico, la poetica della luce, l’interesse per l’armonia e la geometria sono elementi fondanti delle sue tele.

Piero della Francesca: uno sguardo artistico condiviso

Le visite ripetute ad Arezzo, a San Sepolcro, ma anche ad Urbino e Firenze, fecero sì che l’opera di Piero della Francesca diventasse una sorta di “mappa segreta” per Katsutomi. In molte sue tele riecheggiano atmosfere rinascimentali, luminose e sospese, reinterpretate attraverso una sensibilità orientale per il vuoto e il silenzio. Katsutomi non replicò mai direttamente i maestri italiani, ma li trasmutò all’interno di un linguaggio personale, fatto di luce, respiro e spazio.

La filosofia orientale nell’opera di Katsutomi

Oltre alla cultura italiana, un ruolo chiave nella formazione di Horiki Katsutomi deriva dalla filosofia orientale, con particolare attenzione al concetto di "ma", ovvero lo spazio vuoto che in Giappone viene inteso come spazio di possibilità e meditazione. Le sue opere, sia su tela che su carta, sanno dare corpo a questa idea, rendendo il vuoto intenso quanto la materia. Alcuni critici hanno parlato di "respiro filosofico" per descrivere quel senso di sospensione che si percepisce davanti ai suoi lavori: uno spazio che, lungi dall’essere passivo, vibra di potenzialità.

Arte e spiritualità: un incontro tra estetica e meditazione

Nell’universo di Katsutomi, la *luce* non è soltanto elemento pittorico, ma metafora della consapevolezza. La disciplina della meditazione Zen, assorbita fin dalla giovinezza, si riverbera nell’equilibrio delle sue composizioni: ogni colore, ogni tratto o sfumatura, ogni vuoto diventa parte di una partitura attentamente orchestrata.

La mostra postuma a Milano: un ponte tra culture

La *mostra postuma di Horiki Katsutomi* si è recentemente conclusa a Milano, città tanto amata dall’artista. Questa esposizione, accolta con grande favore da pubblico e critica, rappresenta il primo grande omaggio istituzionale alla sua memoria, riunendo numerose opere mai esposte prima d’ora.

Un percorso espositivo tra inediti e capolavori

I visitatori hanno potuto immergersi in un percorso espositivo ricco e articolato, organizzato secondo un criterio tematico piuttosto che cronologico. Si sono alternate tele di grande formato a opere su carta, passando per installazioni e piccoli studi che documentano il processo creativo. Particolarmente significativo è stato il nucleo centrale della mostra, in cui il "dialogo" tra Italia e Giappone è stato affrontato frontalmente: materiali misti, pigmenti tradizionali giapponesi, tela e carta italiana, tutto concorre a costruire un racconto di incontro e trasformazione.

Linguaggio universale dell’arte: ricerca e sintesi

Uno degli obiettivi dichiarati di Katsutomi era raggiungere un *linguaggio artistico universale*: un lessico capace di comunicare oltre la barriera delle lingue e delle tradizioni. Questo intento emerge con forza nell’uso sapiente dei colori primari e delle forme geometriche, che evocano sia le icone giapponesi sia le costruzioni rinascimentali italiane.

La sintesi di tecniche e materiali

La produzione di Katsutomi si caratterizza per la costante ricerca tecnica. L’artista amava sperimentare: dall’inchiostro su carta di riso ai pigmenti minerali miscelati con colle naturali, dalla tela grezza italiana agli inserti di materiali vegetali. Questa sperimentazione non era mai fine a sé stessa, ma asservita al desiderio di comunicare l’essenza delle cose, riducendo all’osso la forma per portare in superficie il significato più profondo.

Dettagli inediti sulle opere e sulle tecniche

Durante la mostra postuma sono emersi dettagli interessanti sulle modalità operative dell’artista. Una delle caratteristiche più sorprendenti della produzione recente di Katsutomi risiede nell’uso del "gofun", una polvere bianca ricavata dalla conchiglia d’ostrica che, nella tradizione orientale, simboleggia purezza e trasparenza. L’artista la utilizzava per creare superfici di luce soffusa, quasi "respiranti".

Dalla carta al grande formato

Mentre gli esordi erano contrassegnati dalla delicatezza del segno su carta, i lavori degli ultimi anni si sono aperti al grande formato e ai toni più luminosi. Il bianco, il blu cobalto, il rosso lacca e il nero profondo sono stati i colori privilegiati, assemblati secondo una logica interna spesso associata agli ideogrammi giapponesi: ogni pennellata è carica di significato, equivalente a una parola o a un silenzio.

Il dialogo continuo tra Italia e Giappone nelle tele di Katsutomi

Le opere di Katsutomi animano un costante scambio tra due universi: quello italiano e quello orientale. Quest’incontro non è mai semplicemente decorativo, ma nasce da uno studio approfondito delle comuni radici filosofiche e simboliche tra le due culture. La ricerca della luce, il rispetto per il tempo, la contemplazione del vuoto si fanno ponti spirituali e visivi.

Iconografie condivise e simbolismo universale

Alcuni lavori esposti recano in sé motivi iconografici affini sia alla pittura religiosa italiana che al buddhismo zen, secondo una simbologia dove la luce rappresenta epifania e rivelazione. L’elemento dell’orizzonte, caro a Piero della Francesca, si dilata fino a diventare "vuoto fertile" nella rappresentazione giapponese: un campo aperto allo sguardo e al pensiero.

L’eredità lasciata da Katsutomi a Milano e oltre

L’impatto lasciato da Horiki Katsutomi in Italia, e a Milano in particolare, è traccia tangibile della capacità dell’arte di generare dialoghi duraturi. Diverse generazioni di artisti milanesi e non solo hanno colto l’invito a superare i confini, a esplorare nuove possibilità di relazione artistica e culturale. Le istituzioni artistiche del territorio, consapevoli del valore della sua eredità, stanno programmando nuove iniziative e incontri, volti a mantenere viva la sua memoria.

Influenza sulla scena artistica contemporanea milanese

Negli ultimi decenni la scena di *arte contemporanea a Milano* si è arricchita anche grazie all’opera di figure come Katsutomi. La sua attenzione per il dettagliato lavoro tecnico e per la ricerca di una spiritualità nell’arte continua a essere fonte d’ispirazione per colleghi italiani e stranieri. Galleristi, curatori e giovani artisti guardano al suo percorso come a un modello possibile di dialogo internazionale, in una città che si conferma crocevia di culture e innovazione.

Collaborazioni e progetti futuri

A seguito della *mostra postuma Horiki Katsutomi*, sono in cantiere nuove iniziative sia in Italia sia in Giappone: programmi di scambio tra scuole d’arte, seminari di approfondimento, progetti editoriali che racconteranno la storia di un uomo capace di mettere in relazione la cultura giapponese e italiana a Milano.

Riflessioni critiche e letture sulla mostra

La critica ha accolto favorevolmente la retrospettiva milanese, sottolineando come il lavoro dell’artista giapponese abbia contribuito non solo a portare l’Oriente in Italia, ma ad arricchire anche il modo in cui la cultura italiana si percepisce. Studiosi, critici e storici dell’arte hanno sottolineato l’originalità dell’approccio di Katsutomi alla "luce", capace di trasfigurare ogni superficie in una vibrazione emotiva e intellettuale.

Letture consigliate per approfondire

* “Arte universale tra Italia e Giappone: il percorso di Horiki Katsutomi” (libro in pubblicazione, 2025) * Articoli critici pubblicati su “Art Tribune” e “Artribune Milano” (2024-2025) * Studi sul Rinascimento italiano e sulle sue influenze nelle avanguardie giapponesi contemporanee

Sintesi finale: il messaggio di una luce oltre il tempo

La parabola artistica di Horiki Katsutomi sembra invitarci a riscoprire il senso profondo dell’incontro culturale. L’arte per lui è stato uno spazio di relazione fertile, una *residenza ideale* dove Oriente e Occidente dialogano senza gerarchie, in cerca di un linguaggio universale che si affida al respiro, alla luce e al silenzio. La mostra milanese ce lo restituisce come testimone di un percorso unico nella storia dell’arte recente: dalla cultura giapponese alla sensibilità italiana, dal culto per il dettaglio alla ricerca dell’assoluto, dal vuoto orientale alla luce rinascimentale. L’eredità di Katsutomi continua a ispirare chiunque creda che l’arte non abbia confini, ma sia sempre possibilità di incontro e di luce.

Pubblicato il: 30 giugno 2025 alle ore 08:11