Aquileia Svela Nuovi Tesori: Scoperte Straordinarie dal Fondo ex Pasqualis Raccontano la Vita dell’Antico Porto Fluviale
Indice dei paragrafi
* Introduzione e contesto degli scavi archeologici * Il ruolo dell’Università di Verona e il coinvolgimento dei giovani ricercatori * Descrizione dell’area: il Fondo ex Pasqualis e la sua importanza storica * Le scoperte più significative: monete d’oro, anfore e strutture portuali * Analisi delle monete ritrovate: Valente, Magno Massimo, Arcadio * Il sistema delle anfore e dei magazzini antichi * Impatto delle scoperte sulla conoscenza del porto fluviale di Aquileia * Archeologia in Friuli Venezia Giulia: un’eccellenza territoriale * L’apertura al pubblico: un nuovo modo di fare divulgazione * Il futuro della ricerca e le prossime tappe * Conclusione e sintesi dei risultati
Introduzione e contesto degli scavi archeologici
Aquileia, gioiello del Friuli Venezia Giulia inserito nella lista UNESCO, continua a sorprendere con i recentissimi risultati della nuova campagna di scavi archeologici condotta presso il Fondo ex Pasqualis. Un’area mai esplorata prima d’ora, divenuta teatro di una scoperta che illumina di nuova luce la storia economica, sociale e culturale dell’antico porto fluviale romano. Gli scavi, avviati nel corso del 2025 e durati tre mesi, rappresentano un ulteriore tassello nella valorizzazione di Aquileia, un punto nodale del traffico commerciale mediterraneo e punto di incontro fra mondi e civiltà diverse.
Il ruolo dell’Università di Verona e il coinvolgimento dei giovani ricercatori
A coordinare questa straordinaria impresa è stato il Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona, che ha saputo costruire una squadra di venti giovani studiosi determinati, precisi e armati di grande entusiasmo. L’interdisciplinarità e l’approccio basato sull’aggiornamento continuo degli strumenti di indagine hanno garantito una valorizzazione puntuale dei dati e dei reperti restituiti dal suolo. Il coinvolgimento di giovani ricercatori rappresenta una scelta coraggiosa e innovativa: sono proprio loro, infatti, a incarnare il futuro degli studi sulla storia romana di Aquileia e dell'intera archeologia nazionale.
Non è solamente la scoperta in sé a fare notizia, quanto il metodo: sono stati adottati sistemi di analisi stratigrafica, rilievi digitali, telerilevamento e tecnologie GIS per la restituzione planimetrica dell’area, rendendo gli scavi di Aquileia un esempio di avanguardia scientifica. Così, la ricerca archeologica si trasforma in esperienza formativa per i giovani e in baluardo di un sapere che attraversa le generazioni.
Descrizione dell’area: il Fondo ex Pasqualis e la sua importanza storica
Il Fondo ex Pasqualis costituisce una porzione strategica del tessuto urbano antico di Aquileia: situato in prossimità dell’alveo del porto fluviale romano, era per molti versi una zona ancora misteriosa, rimasta ai margini delle precedenti campagne di indagine. Storicamente, quest’area si riteneva sede di attività commerciali, magazzini per il deposito delle merci e snodo importante per il trasporto su acqua, che rappresentava una delle principali vie di collegamento dell’epoca.
Le fonti antiche parlano di Aquileia come di una delle più importanti città del nord Italia romano, seconda solo a Roma per ricchezza e funzione strategica. Il porto fluviale, secondo la ricerca, rappresentava il cuore pulsante di questa vitalità: qui si caricavano vini, anfore di olio, cereali, merci d’ogni tipo, destinati non solo all’Italia, ma anche ad oltrepassare i confini imperiali. Il tessuto emerso dalle nuove indagini ha confermato questa centralità.
Le scoperte più significative: monete d’oro, anfore e strutture portuali
Tra i ritrovamenti che vanno segnalati con maggiore enfasi emergono tre monete d’oro di epoca imperiale, risalenti ai regni di Valente, Magno Massimo e Arcadio. Assieme ad esse, è stato portato alla luce un intricato sistema di anfore e magazzini risalenti all’antico porto fluviale di Aquileia, segno tangibile di una vivacità economica e di un’organizzazione logistica particolarmente evoluta.
Il rinvenimento delle monete d’oro ad Aquileia rappresenta un evento particolarmente raro e dal grande valore simbolico, in quanto certifica la presenza di commercianti, funzionari e militari d’alto rango che facevano di questa città un punto di riferimento imprescindibile per tutto il mondo romano. Le anfore, invece, raccontano una quotidianità fatta di scambi, viaggi, relazioni continue tra le sponde del Mediterraneo e hinterland padano.
Analisi delle monete ritrovate: Valente, Magno Massimo, Arcadio
Le tre monete d’oro riportate alla luce rappresentano uno spaccato della storia monetaria e politica di Roma tra la metà e la fine del IV secolo. Analizziamole più da vicino:
1. Moneta di Valente (364-378 d.C.): Valente, imperatore romano d’Oriente, affrontò un periodo turbolento segnato dalle pressioni delle popolazioni barbariche e dalla crescente instabilità interna dell’Impero. Il solidus aureo attribuibile al suo regno indica la presenza di circuiti commerciali internazionali e la circolazione di ricchezza ad Aquileia.
1. Moneta di Magno Massimo (383-388 d.C.): usurpatore e poi imperatore, fu acclamato dalle legioni britanniche e impose il suo controllo sulle provincie occidentali. La presenza di una sua moneta d’oro suggerisce la vivacità degli scambi economici e l’importanza strategica della città anche in un’epoca di frammentazione politica.
1. Moneta di Arcadio (383-408 d.C.): imperatore d’Oriente, protagonista della definitiva divisione dell’Impero. Il solidus di Arcadio ritrovato ad Aquileia indica la piena integrazione della città nei flussi monetari imperiali.
L’importanza delle monete non è solo materiale, ma anche iconografica e storica: ogni pezzo riporta infatti simboli del potere, iscrizioni, ritratti dell’imperatore, e può svelare dettagli sulle officine monetarie di produzione e sulle rotte commerciali utilizzate nel tardo Impero romano.
Il sistema delle anfore e dei magazzini antichi
A sorprendere gli archeologi non sono state solo le monete, ma anche l’impianto organizzativo che emerge tra i resti: file di anfore, perfettamente allineate, e le basi di antichi magazzini sono emerse durante la campagna di scavi. Questi elementi testimoniano un grado di pianificazione elevato e la capacità dell’apparato amministrativo romano di governare grandi quantitativi di merci.
Le anfore, molte delle quali prodotte in loco e altre provenienti dalle sponde balcaniche e dall’Africa, erano i contenitori principe per vino, olio, salse di pesce e altri prodotti agroalimentari. Attraverso le analisi residue, gli studiosi dell’Università di Verona Archeologia sono in grado di ricostruire precise rotte commerciali e di fare luce sulle abitudini alimentari e gli scambi culturali dell’epoca.
I magazzini antichi di Aquileia costituiscono una “banca dei beni”, un luogo dove si accumulavano risorse e si gestivano i flussi degli scambi: la presenza di sistemi di drenaggio e canalizzazione conferma la grande attenzione all’efficienza e alla sicurezza delle derrate.
Impatto delle scoperte sulla conoscenza del porto fluviale di Aquileia
Gli scavi presso il Fondo ex Pasqualis gettano una nuova luce sull’organizzazione e l’importanza strategica del porto fluviale di Aquileia. Fino ad oggi le conoscenze erano in parte frammentarie: grazie a queste scoperte, si conferma l’ipotesi di un’attività ininterrotta per diversi secoli e di una rete logistica articolata e sofisticata.
Il porto, cuore pulsante del sistema economico, fungeva da hub non solo per le merci ma anche per le idee e le persone. La nuova sequenza stratigrafica permette di tracciare una cronologia più precisa delle fasi costruttive e delle trasformazioni subite dall’area con il passare dei secoli.
Archeologia in Friuli Venezia Giulia: un’eccellenza territoriale
Queste nuove scoperte di Aquileia confermano la centralità del Friuli Venezia Giulia come territorio ad altissima vocazione archeologica. Gli investimenti fatti nella ricerca, nel censimento e nella valorizzazione dei beni architettonici e storici permettono di consolidare Aquileia come meta culturale primaria nel panorama italiano ed europeo.
Il connubio fra ricerca scientifica, innovazione tecnologica e apertura alla società civile è un modello virtuoso, in grado di creare ricadute positive anche dal punto di vista economico. Non a caso le visite guidate agli scavi archeologici sono state accolte da un pubblico numeroso e partecipe, dimostrando il potenziale attrattivo delle eccellenze locali.
L’apertura al pubblico: un nuovo modo di fare divulgazione
Uno degli aspetti maggiormente apprezzati di questa campagna di scavi è stata la decisione di aprire le attività al pubblico. Gruppi di studenti, appassionati e cittadini hanno avuto l’opportunità di vivere in prima persona il fascino della scoperta, seguendo le attività sul campo, partecipando a workshop, visite guidate e dibattiti con gli archeologi.
Questa scelta metodologica riflette una nuova filosofia nella gestione dei beni culturali: _non più un recinto per specialisti, ma un laboratorio culturale condiviso_. Il coinvolgimento diretto della comunità rafforza il senso di appartenenza e di custodia del patrimonio, oltre a stimolare nuovi interessi e vocazioni tra i più giovani.
Il futuro della ricerca e le prossime tappe
Gli esiti di questa campagna rappresentano solo una tappa intermedia in un percorso destinato a proseguire. Nei prossimi anni, ulteriori scavi e analisi di laboratorio permetteranno di approfondire non solo la funzione commerciale del porto, ma anche di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti: strumenti, ceramiche, ossa animali e tracce di piante coltivate consentiranno di ampliare il quadro interpretativo.
Particolarmente promettente si presenta lo studio multidisciplinare dei micro-resti organici all’interno delle anfore e dei letti di magazzino: tali analisi potranno rivelare dettagli preziosi sulle diete, la biodiversità e persino sulle possibili pandemie che colpirono la città. La sinergia tra archeologia, storia, scienza dei materiali e bioarcheologia fa ben sperare in futuri risultati di rilievo internazionale.
Conclusione e sintesi dei risultati
In conclusione, la nuova campagna di scavi archeologici di Aquileia al Fondo ex Pasqualis rappresenta uno dei momenti più significativi della recente ricerca in Italia. Le scoperte fatte — dalle monete d’oro degli imperatori, alle anfore, ai magazzini — restituiscono la dimensione di una città viva, cosmopolita, protagonista del Mediterraneo romano.
Questa esperienza ha dimostrato la validità di un approccio che integra la ricerca scientifica di eccellenza, la valorizzazione delle nuove generazioni di archeologi, la divulgazione pubblica e la tutela del patrimonio. Aquileia non è solo un sito archeologico: è una realtà viva, in dialogo costante con il presente, e un esempio delle potenzialità che la storia può offrire al nostro futuro.
La vicenda del Fondo ex Pasqualis continuerà ad essere oggetto di studi, dibattiti e nuove esplorazioni. Nel frattempo, i cittadini e visitatori sono invitati a scoprire di persona, attraverso le visite guidate, i reperti e le storie riportate alla luce, in un viaggio unico alle radici della nostra civiltà.