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Addio a Gianni Berengo Gardin: L’eredità immortale del maestro della fotografia italiana

Ricordando il celebre fotoreporter scomparso a 94 anni: una vita tra scatti iconici, premi internazionali e libri che hanno raccontato l’Italia e il mondo

Addio a Gianni Berengo Gardin: L’eredità immortale del maestro della fotografia italiana

Indice

1. Introduzione: una perdita per la fotografia italiana 2. Gli inizi e la formazione di un grande fotografo 3. Lo stile di Gianni Berengo Gardin: tra reportage e poesia visiva 4. I temi prediletti e l’occhio sul sociale 5. Mostre e riconoscimenti: la consacrazione internazionale 6. I libri di Gianni Berengo Gardin: una produzione monumentale 7. I premi: riconoscimenti a una carriera irripetibile 8. L’influenza sulla fotografia italiana e mondiale 9. Ricordi, aneddoti e testimonianze 10. Sintesi e riflessione sull’eredità di Berengo Gardin

Introduzione: una perdita per la fotografia italiana

Il mondo della cultura e della fotografia italiana piange la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi fotografi italiani e figura di riferimento nella storia della fotografia del Novecento. Berengo Gardin si è spento il 7 agosto 2025 all’età di 94 anni, lasciando un patrimonio inestimabile di immagini, libri e mostre che hanno saputo raccontare l’Italia e l’umanità con uno sguardo unico e poetico. La morte di Gianni Berengo Gardin segna la fine di un’epoca, ma la sua arte continuerà a ispirare fotografi, critici e appassionati nel tempo.

Gli inizi e la formazione di un grande fotografo

Nato il 10 ottobre 1930 a Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova, Berengo Gardin cresce in una famiglia borghese dove la passione per l’arte era di casa. La fotografia italiana degli anni ’50 muoveva i primi passi verso un linguaggio moderno e autonomo, e Gianni si avvicina a questa disciplina quasi per caso: il suo primo approccio con la macchina fotografica avviene da autodidatta, come lui stesso racconterà in numerose interviste.

Gli anni ’60 segnano l’ingresso ufficiale nel mondo del fotogiornalismo. La Milano del boom economico, con le sue contraddizioni e potenzialità, diventa presto la sua palestra principale. Collabora con alcune tra le più importanti riviste italiane – quali ‘Il Mondo’ e ‘L’Espresso’ – distinguendosi per uno stile asciutto, nitido, mai banale. Il suo sguardo cerca la verità delle cose, il senso profondo della quotidianità, anteponendo la narrazione all’estetica vuota.

Lo stile di Gianni Berengo Gardin: tra reportage e poesia visiva

Uno dei motivi per cui Gianni Berengo Gardin è considerato tra i maestri della fotografia risiede nella sua capacità di coniugare la forza del reportage con la capacità di cogliere dettagli carichi di valore simbolico. I suoi scatti sono rigorosamente in bianco e nero; il colore, per Berengo Gardin, era una ridondanza emotiva, e la scala di grigi il terreno ideale per dare profondità, atmosfera e densità alle sue immagini.

Il grande fotoreporter si ispira ai giganti della fotografia mondiale come Henri Cartier-Bresson, di cui ha sempre ammirato la capacità di catturare ‘l’attimo decisivo’. Tuttavia, la sua poetica si sviluppa in modo autonomo: uno stile narrativo sempre rispettoso dei soggetti, privo di spettacolarizzazione, che riesce a restituire la verità degli ambienti e delle persone. Questi tratti distintivi sono stati riconosciuti e apprezzati sia in Italia che nelle mostre fotografiche internazionali in cui è stato più volte protagonista.

I temi prediletti e l’occhio sul sociale

La fotografia di Gianni Berengo Gardin affronta con coraggio e sensibilità le grandi trasformazioni sociali, economiche e culturali del Paese. Le sue immagini hanno saputo raccontare l’Italia industriale, il mondo agricolo, la vita nelle città operaie ma anche i cambiamenti nei rapporti familiari e nelle tradizioni popolari.

* I manicomi italiani e la legge Basaglia * La vita dei migranti e delle minoranze * L’urbanizzazione selvaggia, la periferia e i luoghi dimenticati * L’acqua alta a Venezia, i volti della Laguna * I riti del lavoro nelle fabbriche e nei campi

Questi sono solo alcuni degli ambiti in cui la sua fotografia sociale ha lasciato un segno profondo. Il suo lavoro sui manicomi, condotto assieme a Franco Basaglia, ha contribuito a modificare la percezione pubblica dell’istituzione psichiatrica e a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute mentale. Le sue foto sono divenute immagini-simbolo di una battaglia civile ancora oggi attualissima.

Mostre e riconoscimenti: la consacrazione internazionale

La carriera di Berengo Gardin è segnata da un susseguirsi impressionante di mostre fotografiche internazionali nei più prestigiosi spazi espositivi del mondo: dal MoMA di New York al Museo dell’Elysée di Losanna, passando per la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, la Triennale di Milano e la Fondazione Forma per la Fotografia.

Alcune delle mostre più importanti:

* “Venezia 1954-1960” * “Il Gioco e le sue regole” * “Oltre le mura: i manicomi in Italia” * “Viaggio lungo l’Italia” * Retrospettive a Palazzo Ducale di Genova e Palazzo delle Esposizioni di Roma

Queste esposizioni, spesso accompagnate da cataloghi fotografici di grande valore, hanno contribuito a rafforzare la fama internazionale del maestro ligure, sottolineando la sua capacità di cogliere temi universali pur partendo da contesti specifici e italiani.

I libri di Gianni Berengo Gardin: una produzione monumentale

Una delle cifre distintive della carriera di Gianni Berengo Gardin è la sorprendente prolificità editoriale. Con oltre 250 volumi pubblicati, la sua bibliografia rappresenta un unicum nel panorama della fotografia italiana. Questi libri fotografici sono stati pubblicati con le più importanti case editrici del settore, tra cui Einaudi, Contrasto, Mondadori, Electa e molti altri.

Assai noti tra i suoi libri fotografici:

* “Italia dei fotografi” * “Venise des Saisons” * “Morire di classe” (assieme a Carla Cerati e con testi di Franco Basaglia) * “In Venezia” * “Il libro dei treni” * “Photographs” (edito all’estero)

Queste pubblicazioni hanno avuto un ruolo fondamentale nell’avvicinare il grande pubblico alla fotografia d’autore, facendo conoscere i diversi volti dell’Italia e promuovendo la cultura dell’immagine non solo come arte, ma anche come strumento di analisi sociale.

I premi: riconoscimenti a una carriera irripetibile

La lunga carriera di Berengo Gardin è stata costellata di numerosi premi fotografici italiani e internazionali, che ne hanno riconosciuto l’alto valore artistico e sociale.

Ecco una selezione dei principali riconoscimenti ottenuti:

1. Leica Oskar Barnack Award (menzione d’onore) 2. Premio Lucie (Lifetime Achievement) 3. Premio Scanno per la fotografia 4. Premio Ordine al Merito della Repubblica Italiana 5. Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura 6. Premio Chatwin alla carriera 7. World Press Photo (sezione fotografia sociale)

Questi e molti altri riconoscimenti hanno contribuito a sancire il prestigio dell’artista e ad assegnargli di diritto un posto di primo piano tra i maestri della fotografia a livello mondiale.

L’influenza sulla fotografia italiana e mondiale

Parlare di storia della fotografia in Italia senza menzionare Gianni Berengo Gardin sarebbe impossibile. La sua eredità si misura non solo attraverso la quantità di scatti o di libri pubblicati, ma soprattutto nell’impatto che ha avuto sulle generazioni successive di fotoreporter italiani e fotografi d’arte.

Molti giovani autori hanno riconosciuto in lui un maestro e una fonte di ispirazione, citando la sua etica del lavoro, la coerenza stilistica e la profondità intellettuale come esempi da seguire. I suoi scatti sono spesso oggetto di studio nelle principali scuole di fotografia e nei percorsi accademici dedicati alle arti visive.

La capacità di Berengo Gardin di narrare per immagini, unendo rigore formale, senso critico e rispetto per le persone ritratte, ha influenzato non solo il linguaggio della fotografia documentaria, ma anche quello della fotografia artistica e pubblicitaria.

Ricordi, aneddoti e testimonianze

Alla notizia della morte di Gianni Berengo Gardin, sono stati numerosi i messaggi di cordoglio e le testimonianze di affetto provenienti dal mondo della cultura, della fotografia e delle istituzioni. Colleghi, amici di lunga data e allievi hanno voluto ricordare l’uomo prima ancora dell’artista, sottolineandone la generosità, la disponibilità e la capacità di ascolto.

Vittorio Sgarbi, critico d’arte, ne ha sottolineato la capacità di “dare voce agli ultimi attraverso il bianco e nero, restituendo dignità dove l’occhio comune non sapeva vedere”. La fotografa Letizia Battaglia lo ha definito “uno dei più grandi testimoni visivi del Novecento italiano”, mentre molti suoi collaboratori hanno ricordato la dedizione con cui seguiva ogni fase del lavoro, dalla progettazione dello scatto alla stampa finale.

Alcuni aneddoti raccontano di come, anche in età avanzata, Berengo Gardin non abbia mai abbandonato la sua Leica: amava perdersi tra le calli veneziane o nelle strade di Milano, alla ricerca di storie invisibili al grande pubblico, confermando così quella curiosità e quell’empatia che lo hanno sempre contraddistinto.

Sintesi e riflessione sull’eredità di Berengo Gardin

Con la sua scomparsa, la fotografia italiana perde uno dei suoi protagonisti più autorevoli. L’eredità di Gianni Berengo Gardin è oggi affidata ai suoi libri fotografici, alle sue immagini iconiche, alle generazioni di fotografi che ha formato e inspirato. Nel raccontare l’Italia degli ultimi settant’anni, Berengo Gardin ha saputo restituire una visione complessa, priva di retorica, capace di narrare la realtà nei suoi chiaroscuri – proprio come nelle fotografie in bianco e nero che lo hanno reso celebre.

In un’epoca dominata dall’immagine digitale e dalle fotografie effimere, la sua opera resta un esempio di rigore e profondità, una traccia indelebile nella storia della fotografia in Italia e nel panorama internazionale. Gianni Berengo Gardin continuerà a vivere nei suoi scatti, nei cataloghi delle mostre fotografiche internazionali, nei ricordi di chi lo ha conosciuto e nelle emozioni che le sue fotografie continueranno a suscitare.

Suo è il merito di averci insegnato che la bellezza della fotografia risiede non solo nell’immagine perfetta, ma soprattutto nello splendore della verità che essa riesce a suggerire.

Pubblicato il: 7 agosto 2025 alle ore 16:13